La scuola di Francoforte e l'analisi della personalità autoritaria

La Scuola di Francoforte (operante dagli anni ’20 agli anni ’70) ha sviluppato una teoria critica del capitalismo e del comunismo sovietico, alla luce dell'ideale rivoluzionario di un'umanità futura libera e disalienata. Il pensiero critico mira a smascherare le contraddizioni dei due suddetti sistemi e a prospettare un modello utopico alternativo a entrambi. Il quadro di riferimento teorico Theodor Adorno Max Horkheimer Herbert Marcuse Leo Löwenthal Erich Fromm Jürgen Habermas Franz OppenheimerOpere • Max Horkheimer, (1930), Anfänge der bürgerlichen Geschichtsphilosophie. Gli inizi della filosofia borghese della storia. Da Machiavelli a Hegel. • Erich Fromm, Max Horkheimer, Herbert Marcuse (1936), Studien über Autorität und Familie: Forschungsberichte aus dem Institut für Sozialforschung, Studi sull'autorità e la famiglia • Erich Fromm (1941), Escape from freedom, Fuga dalla libertà • Max Horkheimer, Theodor W. Adorno (1947), Dialektik der Aufklärung. Philosophische Fragmente. La dialettica dell‘Illuminismo • Max Horkheimer, (1947), Eclipse of Reason. Eclissi della ragione. Critica della ragione strumentale • Theodor W. Adorno, Else Frenkel-Brunswik, Daniel J. Levinson e Nevitt Sanford (1950), The authoritarian personality, La personalità autoritaria • Theodor W. Adorno, (1951), Minima Moralia. Reflexionen aus dem beschädigten Leben, Minima moralia. Meditazioni della vita offesa • Erich Fromm (1955), The sane society, Psicanalisi della società contemporanea • Herbert Marcuse (1955), Eros and Civilization: A Philosophical Inquiry into Freud, Eros e civiltà • Jürgen Habermas, (1962), Strukturwandel der Öffentlichkeit. Untersuchungen zu einer Kategorie der bürgerlichen Gesellschaft, Storia e critica dell'opinione pubblica • Theodor W. Adorno, (1963), Drei Studien zu Hegel, Tre studi su Hegel • Herbert Marcuse (1964), One-Dimensional Man: Studies in the Ideology of Advanced Industrial Society, L’uomo ad una dimensione • Theodor W. Adorno, (1966), Negative Dialektik, Dialettica negativa • Jürgen Habermas, (1981) Theorie des kommunikativen Handelns, Teoria dell‘agire comunicativogli autori fondamentali cui la scuola si rifà sono Hegel, Marx e Freud: dalla tradizione hegelomarxista, la scuola deriva la tendenza filosofica a impostare un discorso dialettico e totalizzante intorno alla società: si mette in discussione la società globalmente intesa (come sistema), esprimendosi su come dovrebbe essere da Freud la scuola deriva gli strumenti analitici per lo studio della personalità e dei meccanismi di "introiezione" dell'autorità : i concetti di libido e ricerca del piacere devono essere interpretati come istinti creativi che devono essere liberati dalle imposizioni autoritarie della società classista Gli autori di riferimentoTutte le elaborazioni teoriche della Scuola devono essere messe in rapporto ai tre fenomeni storici principali dell'epoca: Il nazifascismo in Europa occidentale che stimola la problematica dell'autorità e i suoi nessi con la società industriale moderna lo stalinismo nella Russia sovietica considerato come l'altra faccia del capitalismo odierno la moderna società tecnologica e opulenta americana che stimola la riflessione sull'industria culturale, sull'individuo eterodiretto La delusione per il socialismo reale, la fine del fascismo non per una rivoluzione popolare, l’integrazione delle masse nel sistema capitalistico grazie all’industria culturale, alimentano la mancanza di speranza nella società nuova constatando l’inumanità della vita presente Posizionamento storico-politicoHorkheimer riflettendo sul concetto di razionalità distingue la ragione soggettiva da quella oggettiva, universale, tipica dei grandi sistemi filosofici: si tratta della ragione della civiltà industriale che si risolve nella funzionalità, nella tecnica, nell'utilità. «Dal momento in cui la ragione divenne lo strumento del dominio esercitato dall’uomo sulla natura umana ed extraumana - il che equivale a dire: nel momento in cui nacque -, essa fu frustrata nell’intenzione di scoprire la verità. Ciò è dovuto al fatto che essa ridusse la natura alla condizione di semplice oggetto e non seppe distinguere la traccia di se stessa in tale oggettivazione. […] Si potrebbe dire che la follia collettiva imperversante oggi, dai campi di concentramento alle manifestazioni apparentemente più innocue della cultura di massa, era già presente in germe nell’oggettivazione primitiva, nello sguardo con cui il primo uomo vide il mondo come una preda» (Horkheimer, Eclissi della ragione) Il paradosso della razionalità strumentaleLa logica del dominio, alla base della prassi dell'Occidente, coincide con l'ideale di razionalizzazione del mondo per plasmarlo e soggiogarlo a vantaggio dell'uomo: è la storia dell'illuminismo il cui apice è costituito dalla moderna società industriale. Ma l'illuminismo è segnato da una dialettica auto-distruttiva: la pretesa di accrescere sempre più il potere sulla natura tende a rovesciarsi in un progressivo dominio dell'uomo sull'uomo ed in un asservimento degli individui al sistema.. «L'illuminismo nel senso più ampio di pensiero in continuo progresso, ha perseguito da sempre l'obiettivo di togliere agli uomini la paura e di renderli padroni, ma la terra interamente illuminata splende all'insegna di una trionfale sventura, gli uomini pagano l'accrescimento del loro potere con l'estraniazione da ciò su cui lo esercitano. L'Illuminismo si rapporta alle cose come il dittatore agli uomini, che conosce in quanto è in grado di manipolarli. Ogni tentativo di spezzare la costrizione naturale spezzando la natura, cade tanto più profondamente nella coazione naturale: è questo il corso della civiltà europea» (Horkheimer- Adorno, Dialettica dell’illuminismo) La dialettica dell’Illuminismo (1947)Il prezzo di questo processo di decadimento è la perdita della libertà e della felicità: le vicende epiche di Ulisse adombrano il destino dell’uomo occidentale il quale porta a termine il progetto di asservimento della natura soltanto rinunciando a se stesso… «In un racconto omerico è custodito il nesso di mito, dominio e lavoro. Il dodicesimo canto dell’Odissea narra del passaggio davanti alle Sirene.[…] é impossibile udire le Sirene e non cadere in loro balía: esse non si possono sfidare impunemente. Sfida e accecamento sono la stessa cosa, e chi le sfida è già vittima del mito a cui si espone. Ma l'astuzia è la sfida divenuta razionale. Ulisse non tenta di seguire un'altra via da quella che passa davanti all'isola delle Sirene. E non tenta neppure di fare assegnamento sul suo sapere superiore, e di porgere libero ascolto alle maliarde, nell'illusione che gli basti come scudo la sua libertà. Egli si fa piccolo piccolo, la sua nave segue il suo corso fatale e prestabilito, ed egli comprende che, per quanto possa distanziarsi consapevolmente dalla natura, le rimane, come ascoltatore, asservito» La perdita della libertà e della felicità «Proprio in quanto - tecnicamente illuminato - si fa legare, Ulisse riconosce la strapotenza arcaica del canto. Egli si china al canto del piacere, e lo sventa, cosí come la morte. L'ascoltatore legato è attirato dalle Sirene come nessun altro. Solo ha disposto le cose in modo che, pur caduto, non cada in loro potere. Con tutta la violenza del suo desiderio, che riflette quella delle creature semidivine, egli non può raggiungerle, poiché i compagni che remano, con la cera nelle orecchie, non sono sordi solo alle Sirene, ma anche al grido disperato del loro capitano» (Horkheimer e Adorno, Dialettica dell'illuminismo) L’astuzia di Ulisse con cui riesce a resistere al pericolo distruttivo rappresentato dalle Sirene è il simbolo dell’illuminismo, della razionalità calcolatrice, che finisce per ritorcersi contro lo stesso eroe che da essa viene imprigionato e dominato. Ulisse può godere del canto solo in quanto esso resta per lui lo struggente annuncio di una felicità ormai irraggiungibile: all’uomo razionale, chiuso nella propria solitudine, l’arte non può arrecare più nulla se non la nostalgia infinita della condizione di felicità dalla quale l’intera storia lo ha allontanato La perdita della libertà e della felicità Il dominio del sapere scientifico, della razionalità, della tecnica e dell’oggettivazione si abbatte non solo sulla natura e sull'ambiente, ma anche dagli uomini sugli uomini, sugli istinti umani e su chi è percepito come diverso, secondo un’ottica della accettazione di tutto ciò che è identico e di rifiuto ovvero di eliminazione di tutto ciò che presenta caratteristiche differenti. Conseguenze negative= • Impoverimento dell’esperienza [standardizzazione e omologazione] • Consumismo • Personalità autoritaria • Conformismo • Assenza di critica e di visioni alternative La logica del dominioAnche il marxismo inseguendo l'ideale di un padroneggiamento della natura e della società finisce per rientrare nella logica illuministica della nostra civiltà: «Ciò che Marx immaginò essere il socialismo è in realtà il mondo amministrato» (Horkheimer, La nostalgia del totalmente Altro) Le previsioni di Marx si sono dimostrate illusioni: la rivoluzione, il futuro regno della libertà, l’identificazione di giustizia e libertà «la situazione sociale del proletariato è migliorata senza la rivoluzione, e l'interesse comune non è più il radicale mutamento della società, ma una migliore strutturazione materiale della vita» «la logica immanente della storia ... porta in realtà ad un mondo amministrato. Tramite la potenza in via di sviluppo della tecnica, l'aumento della popolazione, la ristrutturazione inarrestabile dei singoli popoli in gruppi rigidamente organizzati, tramite una competizione senza risparmio di colpi tra i blocchi contrapposti di potenza, a me sembra inevitabile la totale amministrazione del mondo» «giustizia e libertà sono in realtà concetti dialettici. .. se si vuole conservare l'uguaglianza allora si deve limitare la libertà; se si vuole lasciare agli uomini la libertà, allora non c'è più l'uguaglianza» La critica del marxismoLa personalità autoritaria, i cui principali autori sono Adorno, Brunswick, Levinson e Sanford, è il risultato di un complesso studio iniziato nel 1944 e terminato nel 1949, anni in cui la Scuola di Francoforte di Max Horkeimer si trovava negli Stati Uniti perché costretta alla fuga dal nazismo. L’opera raccoglie i risultati di una ricerca inter-disciplinare sulla psicologia della discriminazione sociale ed in particolare dell’antisemitismo. Il tema centrale consiste nel supporre che l’antisemitismo fa parte ed è espressione di un’ideologia etnocentrica più complessa e a sua volta legata a una struttura autoritaria del carattere. L’interesse principale è lo studio intensivo e la definizione di una nuova “specie antropologica”, il tipo autoritario di uomo, che fa confluire al suo interno le idee e capacità di una società altamente industrializzata e credenze irrazionali o anti-razionali. Lo scopo ultimo è aprire una nuova ricerca che si propone di comprendere i fattori socio-psicologici che hanno consentito più volte alla personalità autoritaria di prendere il posto della personalità individualistica, autodeterminata e democratica prevalente negli ultimi 200 anni della nostra civiltà. La personalità autoritariaI ricercatori rivolsero i loro studi verso 2099 soggetti Americani di classe media appartenenti ad organizzazioni quali università, sindacati o associazioni di combattenti. Le uniche due eccezioni sono costituite da un gruppo di detenuti della prigione di San Quintino e di ricoverati di una clinica psichiatrica. I soggetti furono sottoposti a questionari contenenti sia domande riguardo alla loro collocazione sociale e la loro storia, sia soprattutto quesiti che fornissero informazioni sulla loro mentalità, sulle loro fantasie e sulla loro visione del mondo. Su queste ricerche furono costruite quattro scale di valutazione dei singoli soggetti: la scala dell’antisemitismo, dell’etnocentrismo, del conservatorismo politico-economico e delle tendenze antidemocratiche (del fascismo). Di qui la distinzione tra i soggetti ad alto punteggio più inclini all’autoritarismo e più anti-democratici e quelli a basso punteggio. Infine, tutto lo studio è stato affrontato tenendo conto sia della necessaria divisione tra indagine “quantitativa” (elaborazione statistica) e “qualitativa” (esplorazione psicologica dei singoli individui), sia della necessità di formulare quesiti attendibili, di escludere elementi di pregiudizio dall’intervistatore o altre influenze al fine di una corretta valutazione. La personalità autoritariaLa scuola di Francoforte nasce anche e soprattutto grazie agli studi di Freud sulla psicoanalisi, ed anche in quest’opera è sostanziale la sua teoria sulla struttura della personalità umana, che i ricercatori hanno utilizzato come premessa fondante e guida del loro studio. Secondo questa teoria la personalità è un’organizzazione più o meno durevole di forze che determinano il comportamento dell’individuo in varie situazioni e alle quali si attribuisce la coerenza del comportamento verbale o fisico. La personalità è organizzata e strutturata, essa sta “dietro” il comportamento e “all’interno” dell’individuo. Le forze della personalità possono essere inibite e si trovano a un livello più profondo (inconscio) di quelle che si esprimono nel comportamento manifesto; esse sono “bisogni” (spinte, desideri, pulsioni emotive) che variano ed interagiscono con altri bisogni in modo equilibrato o contrastante. ES= parte irrazionale e di ricerca del piacere IO= mediazione tra ES e SUPER-IO SUPER-IO= coscienza morale, rispetto per le convenzioni, le norme, la sottomissione ad esse e alle autorità La personalità autoritariaGli studi sulla personalità autoritaria aprirono la strada a due importanti filoni di interpretazione: 1) il primo era una critica alle autorità borghesi 2) il secondo invece aveva una tonalità nostalgica rispetto alla famiglia borghese del passato quali luogo di intimità affettività e sfera valoriale incarnata dalla figura paterna che però ormai era in decadenza ed era sostituita da qualsiasi forma di autorità sociale sotto il dominio della sfera economica Nel Novecento la famiglia è inserita in un rapporto di dipendenza da forme autoritarie che sono esterne ad essa e si sottomette dunque alla sfera economica, riproducendo al suo interno forme autoritarie le quali garantiscono così il perpetuarsi dell'ordine borghese. Anche se Horkheimer non partecipò alle ricerche e alla scrittura del volume su La personalità autoritaria, riteneva che ogni individuo sin dai primi anni di vita apprende l’atteggiamento della sottomissione, reprime le pulsioni istintuali, le sostituisce con il desiderio di adempimento del dovere che viene primariamente trasmesso la struttura familiare borghese. La personalità autoritariaInteriorizzazione e identificazione (qui lo schema dei processi è simile alla socializzazione secondo Parsons) contribuiscono a riprodurre con il contributo fondamentale della famiglia, la personalità autoritaria dal padre ai figli. Molti atteggiamenti e bisogni che determinano la personalità autoritaria hanno origine dalla situazione familiare. È infatti nella famiglia che il bambino apprende come affrontare le relazioni con l'altro all’interno di un sistema che viene definito rafforzandosi sul binomio premio punizione In questo caso il bambino impara a capire quali comportamenti sono appropriati (premio) e quali sono invece da evitare (punizione e non sanzione). Oltre ai comportamenti, anche i valori vengono sottoposti a rigido in controllo al fine si sostenere quelli della sottomissione e punire quelli della trasgressione. La continua sottomissione tende a creare una idealizzazione dei genitori e in particolare del genitore che detiene, per rinforzo sociale, l’autorità. Il bambino e più tardi l’adulto rifugge le critiche verso i genitori/autorità La personalità autoritariaPadre = capofamiglia, rappresentante del diritto, responsabile morale, sacerdote della casa, padrone e detentore del potere economico e politico, proprietario della sua forza lavoro che cede al datore di lavoro (autorità) dal quale riceve in cambio un reddito che utilizza nella famiglia e che gli conferisce autorità. Madre (moglie, figlia, sorella)= non si emancipa del tutto soprattutto a livello economico; è posta in una posizione di chiara subordinazione rispetto all'uomo; dipende dal marito, dalla posizione di quest’ultimo, dalla sua adesione al sistema sociale dominante; deve essere pura, immacolata, premurosa e sottomessa; considerata solo in funzione di qualcosa o qualcuno: moglie di…., madre di…, sorella di…., figlia di…, promossa sposa a…., dispensatrice di cure. La personalità autoritaria La famiglia educa al comportamento autoritario: ogni individuo, sin dai primi anni di vita a prendere atteggiamento della sottomissione, reprime pulsioni istintuali e le sostituisce con il desiderio di adempimento del dovere che viene primariamente trasmesso dalla struttura familiare borghese. Caratteristiche ❖ Autocontrollodella famiglia borghese: ❖ Propensione alla laboriosità ❖ Senso del dovere ❖ Disciplina ❖ Assolutismo acritico delle idee ❖ Attitudine all’applicazione ❖ Rispetto del padre ❖ Direzione del padre ❖ Tendenza masochistica ad abdicare alla propria volontà in favore di quella paterna Lo studio ha portato ad individuare 2 modelli di personalità: da una parte il modello autoritario in tutte le sue sfaccettature, dall’altra il modello democratico; tali modelli non sono da considerare in termini assoluti poiché fra l’uno e l’altro si possono distinguere numerose sottovarietà (es. razzisti convenzionali e psicopatici). In entrambi i modelli le manifestazioni della loro essenza si manifestano in una grande varietà di campi, che vanno dagli aspetti più intimi dell’adattamento familiare e sessuale alle relazioni sociali, alla religione e alla politica. Nel modello autoritario un rapporto gerarchico, di sfruttamento tra genitore e figlio, tenderà a tradursi in un atteggiamento orientato verso il potere e di dipendenza in vista dello sfruttamento nei confronti del proprio compagno e del proprio Dio, portandolo ad un attaccamento disperato a tutto ciò che appare forte (il gruppo, il partito, la legge, lo stato, la razza ecc.) e un rifiuto di tutto ciò che è relegato al fondo. Il modello democratico è caratterizzato da relazioni interpersonali affettuose, fondamentalmente egualitarie e permissive, che portano ad un atteggiamento di maggiore flessibilità e ad una potenzialità di soddisfazioni più genuine. La personalità autoritariaLa scala F (dove F sta per fascismo) La scala F riguarda a un profilo di personalità autoritario e antidemocratico che rende una persona suscettibile alla propaganda fascista. Gli items del questionario furono elaborati a partire dai materiali della propaganda fascista 1. Conventionalism: piena adesione ai valori convenzionali 2. Authoritarian Submission: nei confronti delle figure che esprimono autorità 3. Authoritarian aggression: contro le persone che violano i valori convenzionali 4. Anti-Intraception: opposizione alla soggettività e alla immaginazione 5. Superstition and Stereotypy: credenza nel destino individuale e pensiero organizzato in categorie rigide. 6. Power and Toughness: preoccupazione per la sottomissione e per il dominio; affermazione di forza. 7. Destructiveness and Cynicism: ostilità nei confronti della natura umana. 8. Projectivity: percezione del mondo come pericolosa; tendenza a proiettare impulsi inconsci. 9. Sex: Preoccupazione eccessiva per le moderne pratiche sessuali. La personalità autoritariaLa scala F (dove F sta per fascismo) La scala F riguarda a un profilo di personalità autoritario e antidemocratico che rende una persona suscettibile alla propaganda fascista. Gli items del questionario furono elaborati a partire dai materiali della propaganda fascista 1. Conventionalism: piena adesione ai valori convenzionali 2. Authoritarian Submission: nei confronti delle figure che esprimono autorità 3. Authoritarian aggression: contro le persone che violano i valori convenzionali 4. Anti-Intraception: opposizione alla soggettività e alla immaginazione 5. Superstition and Stereotypy: credenza nel destino individuale e pensiero organizzato in categorie rigide. 6. Power and Toughness: preoccupazione per la sottomissione e per il dominio; affermazione di forza. 7. Destructiveness and Cynicism: ostilità nei confronti della natura umana. 8. Projectivity: percezione del mondo come pericolosa; tendenza a proiettare impulsi inconsci. 9. Sex: Preoccupazione eccessiva per le moderne pratiche sessuali. La personalità autoritariaSecondo Adorno gli adulti con una personalità autoritaria sono come dei bambini che cercano costantemente la protezione dei loro genitori e allo stesso tempo sono incapaci di instaurare con loro un rapporto di reciprocità, sostituito con la dipendenza e lo sfruttamento per il proprio tornaconto. Essi non riescono ad avere relazioni sincere con un Alter ma piuttosto riproducono le stesse dinamiche di dipendenza e sfruttamento acquisite nella relazione filiale. Un profondo desiderio di ribellione in questo caso collima con quello di dipendenza e provoca un risentimento profondo il quale, a sua volta, non essendo né ammesso, né concesso, attiva dei meccanismi di trasposizione sull’Alter che quindi viene considerato debole: da tale frustrazione nasce e si perpetua la personalità autoritaria. La personalità autoritariaSTRUTTURA FAMILIARE CHE RIPRODUCE LA PERSONALITA’ AUTORITARIA FIGURA PATERNA= Severa, distante, fredda, chiusa al confronto, anaffettiva e strumentale al mantenimento economico FIGUTA MATERNA= Sottomessa, disposta al sacrificio, gentile, dedita alla cura, affettiva ma restrittiva CLIMA FAMILIARE= Assenza di conflitti; sottomissione al potere decisionale del padre DISCIPLINA E SENTIMENTI DI VITTIMIZZAZIONE In generale la disciplina può essere esercita secondo 3 direttrici: 1) Per violazione di regole (con punizione) 2) Per continue minacce (sopraffazione, traumi) che impediscono al bambino di seguire il suo naturale sviluppo fatto di tentativi ed errori. La strada della crescita è qui quella della continua sottomissione e del continuo sacrificio. 3) Per assimilazione (che non distrugge l’Io) attraverso la formazione di un Super-io interiorizzato e lo sviluppo di una personalità non affetta da pregiudizi La personalità autoritariaQuali contro-misure adottare contro l’intera struttura dell’atteggiamento del pregiudizio? La soluzione ottimale è quella di agire sulla struttura della personalità, in un periodo della vita precedente a quello in cui l’individuo manifesta gli atteggiamenti anti-democratici e autoritari. Anche per questi aspetti della personalità occorre agire sulla crescita del bambino, che deve essere genuinamente amato e trattato come essere umano individuale. La difficoltà di attuare un’azione corretta consiste nel fatto che questa deve essere praticata soprattutto dai genitori, e non solo è difficile per i genitori etnocentrici, per i quali le misure prescritte sarebbero impossibili, ma anche per i genitori che, con le migliori intenzioni e sentimenti, sono ostacolati dal bisogno di modellare in modo che egli trovi un posto nel mondo così com’è. La struttura potenzialmente fascista non può, quindi, essere modificata unicamente con la psicologia, in quanto essa, come la nevrosi, la delinquenza e il nazionalismo, è prodotto dell’organizzazione totale della società, che può essere mutato soltanto mutando la società. Se il timore e la distruttività sono le principali fonti emotive del fascismo, l'eros appartiene soprattutto alla democrazia. La personalità autoritariaFra le istituzioni sociali, la famiglia svolge un ruolo primario ed essenziale. «In quanto è una delle più importanti agenzie educative, la famiglia provvede alla riproduzione dei caratteri umani come sono richiesti dalla vita sociale, e dà loro in Gran parte l'indispensabile capacità di assumere lo specifico comportamento autoritario dal quale dipende in larga misura il sussistere dell'ordinamento borghese». Nella famiglia, infatti, il figlio, quale che sia il giudizio che egli dà di suo padre, deve subordinarsi a lui e conquistare la sua approvazione, se non vuole provocare gravi dinieghi e conflitti. «Di fronte al figlio in ultima istanza il padre ha sempre ragione; egli rappresenta il potere e il successo, e l'unica possibilità che il figlio ha di preservare interiormente l'armonia tra gli ideali e l'agire obbediente - che prima della conclusione della pubertà è scossa assai di frequente - è quella di attribuire al padre, ossia a colui che ha la forza e il patrimonio, tutte le qualità riconosciute come positive» Studi sull’autorità e la famiglia Max Horkheimer, Erich Fromm, Herbert MarcuseL'autorità paterna viene così non solo obbedita, ma profondamente interiorizzata, fino al punto di idealizzarla e di adorarla. Ciò avviene in tutte le famiglie della società borghese, appartenenti ai più diversi strati sociali. Accade così che non solo dalle classi della grande borghesia, ma anche da quelle degli operai e degli impiegati provengano sempre di nuovo generazioni che non solo non mettono in discussione le strutture del sistema economico e sociale, ma al contrario le riconoscono come naturali ed eterne. Finché, dunque, la cellula fondamentale della vita sociale e la cultura su di essa fondata non saranno modificate in modo sostanziale, la società continuerà a produrre tipi caratteriali autoritari (strettamente funzionali a quel rapporto autoritario per eccellenza che è il rapporto lavoratore salariato/capitalista). I rapporti di subordinazione all'interno della famiglia, se garantiscono i rapporti di subordinazione all'interno della società e fanno corpo con essi, costituiscono anche la base delle ideologie cristiano-borghesi, che a loro volta contribuiscono a cementare gli stessi rapporti di subordinazione sociale. Studi sull’autorità e la famiglia Max Horkheimer, Erich Fromm, Herbert MarcuseL’assoggettamento all’autorità condiziona lo sviluppo psichico delle nuove generazioni e produce mancanza di autostima poiché riconoscendo la potenza e la superiorità del padre si produce un senso di inferiorità e di inadeguatezza costanti durante tutto l'arco della vita. La conditio sine qua non per sciogliere il collante ideologicoistituzionale che garantisce la sopravvivenza della società borghese è la dissoluzione della famiglia borghese, fondata sull'autorità paterna e la creazione di una comunità familiare nuova. Questa nuova comunità non deve più basarsi sull'egoismo, sulla proprietà, sull'accumulazione di ricchezza, ecc., né su rapporti autoritari all'interno della famiglia medesima, bensì sull'eguaglianza, sull'amore e sulla solidarietà fra i singoli membri della famiglia per un verso, e fra le varie famiglie per un altro verso; così come deve basarsi sulla emancipazione della donna, e dunque sulla eguale dignità dei coniugi (la quale deve comprendere anche la loro libertà sessuale). Studi sull’autorità e la famiglia Max Horkheimer, Erich Fromm, Herbert MarcuseNel 1922 ottenne il dottorato in sociologia all'università di Heidelberg. In seguito studiò psicologia all'Università di Monaco e all'Istituto di Psicoanalisi di Berlino, dove seguì le lezioni di alcuni dei più famosi esponenti del movimento freudiano. Nel 1926 incominciò a esercitare la professione presso il sanatorio psicoanalitico di Heidelberg. Il culmine del pensiero di filosofia politica e sociale di Fromm si trova nel libro Psicoanalisi della società contemporanea, pubblicato nel 1955. Egli vedeva all'opera, tanto in Occidente quanto nell'Europa Orientale, strutture sociali disumanizzanti dominate dagli apparati burocratici, con il risultato di un universale fenomeno sociale di alienazione. Fromm distingue tra istinti e pulsioni: i primi, di origine filogenetica, sono bisogni primari ancestralmente legati al mondo animale e creano comportamenti rigidi e fissati organicamente (bisogni fisiologici come sessualità, fame, sete, etc.), le seconde, invece, sono frutto dell'evoluzione ontogenetica dell'uomo e riguardano principalmente la sfera del desiderio e dei bisogni secondari di tipo psichico e spirituale nonché la naturale tendenza ad aggregarsi per dare vita a delle comunità. Erich Fromm La psicologia socialeFromm identifica i 8 bisogni psicologici basilari: La personalità è l'insieme delle qualità psichiche ereditarie ed acquisite dell'individuo che ne definiscono prima il temperamento, quindi il carattere attraverso un processo evolutivo di adattamento quale compromesso tra i bisogni interni e le richieste esterne. Il processo di formazione ha due principali dimensioni: 1) sociale; 2) individuale. L'uomo instaura poi relazioni positive con il mondo attraverso: l'assimilazione (acquisizione dell'ambiente); la socializzazione (tensione verso l'altro). Questo processo può essere turbato dalla comparsa di almeno 1 di 4 ben precisi atteggiamenti che Fromm identifica in: masochismo, sadismo, distruttività e conformismo. Erich Fromm La psicologia sociale relazione trascendenza radicamento identità realizzazione orientamento stimolo unitàFreud: L’Es (in tedesco pronome neutro di III persona singolare «esso») è il fondamento della persona psichica; l’espressione psichica dei bisogni pulsionali che provengono dal corpo. L’Es è il serbatoio dell’energia vitale, l’insieme caotico e turbolento delle pulsioni. L’Es è quindi governato dal principio di piacere. L’Es è inconscio, è impersonale, è privo di logicità, di pensiero astratto, di moralità, è lo spazio in cui le potenzialità espressive si formano. Con esso Freud designa la parte oscura, una sorgente organica di energie pulsionali non organizzate, operando al di fuori delle consuete categorie logiche e da qualsiasi nozione di valore o di bene, di male o di moralità. L’Io è governato dal principio di realtà, la coscienza mediatrice che si trova tra l’incudine dell’Es e il martello del Super-Io. L’Io è l’istanza preposta alla coscienza, è la parte più superficiale dell’apparato psichico, si costituisce come mediazione tra i bisogni pulsionali propri dell’Es e il mondo esterno. L’Io è quella parte dell’Es che è stata modificata dall’influsso e dalla vicinanza del mondo esterno. Oltre a mediare i conflitti tra Es e mondo esterno, l’Io deve tener conto delle pressanti richieste del Super-Io. Di fronte alle esigenze pulsionali l’Io mantiene un atteggiamento critico e decide quali debbano essere realizzate subito, rinviate o rimosse perché pericolose. All’Io appartengono la percezione e la coscienza; ma è chiaro che la radice di tutti i processi che avvengono nell’ambito dell’Io deve essere cercata nell’Es. Per questo suo radicamento nell’Es, l’Io stesso resta in larga misura inconscio. Il Super-Io è l’insieme dei divieti sociali sentiti dalla psiche come costrizione e impedimento alla soddisfazione del piacere, un sistema di censure che regola il passaggio dalle pulsioni dell’Es all’Io. Rappresenta quella che può essere definita la coscienza morale. Il Super-Io nasce nel bambino, inizialmente libero da qualsiasi principio morale, per effetto del potere condizionante dei genitori. Erich Fromm La psicologia socialeFromm sostiene che l'Homo psychologicus di Freud è una creazione irrealistica come lo è quello economicus creato dall'economia classica. Fromm pur considerando significativi i contributi freudiani di impulso e la sua importanza nell'ottica psicanalitica, respinge le concezioni di nevrosi e dei comportamenti umani come prodotto dei conflitti fra impulsi sessuali e quelli di autoconservazione; infatti egli rintraccia l'origine di tali conflitti all'interno della realtà complessa della società. Se per Freud i sintomi erano il prodotto della repressione sessuale, per Fromm questi sono il prodotto di un'alienazione derivata dal bisogno dell'uomo di essere massificato in quanto diventa un modo comodo di vivere, ma disfunzionale in quanto non permette la piena espressione della sua umanità. L’obiettivo di Fromm è trasporre le intuizioni di Freud dal piano individuale a quello sociale. Le atrocità del secondo conflitto mondiale, infatti, costrinsero un’intera generazione a chiedersi cosa poteva spingere a giustificare una tale barbarie. Il contributo principale di Fromm e della sua psicanalisi umanista fu quello di svelare un’importante verità: i meccanismi di difesa e rimozione propri dell’individuo patologico caratterizzano anche gruppi estesi, finanche intere società. Quanto veniva prefigurato da Freud ne Il disagio della civiltà viene portato a compimento da Fromm, secondo cui, per l’individuo, il Super-Io non è più necessariamente l’introiezione della figura paterna, ma della società intera e dei vincoli che essa impone all’individuo. Paradossalmente, però, questo meccanismo viene affrontato dal singolo con l’individuazione, la predilezione e finanche l’identificazione in una figura autoritaria, con la distruttività e il conformismo, e solo eccezionalmente con la ribellione, l’amore e la lotta per la libertà. Già negli anni trenta Fromm elabora una “psicologia del nazismo” di cui troviamo la chiave nel testo redatto insieme a Horkheimer e Marcuse, Studi sulla famiglia e l’autorità. Erich Fromm La psicologia socialeSecondo Fromm l’autorità del pater familias si fonda sulla struttura autoritaria della società creando essa stessa i rapporti di potere familiari. La società è presente nella famiglia e nella relazione infantile padre-figlio prima ancora che stesso figlio possa interagire autonomamente con il mondo esterno. Le autorità, secondo Fromm vengono interiorizzate dall'infanzia e l’individuo adulto agisce conformemente ai loro ordini e proibizioni - grazie alla funzione di controllo del Super-Io - non più solo per paura delle punizioni come avviene appunto nel infanzia, ma per paura della istanza psichica che si è costruito per rimanere ancorati a ciò che conosce e per paura di perdere la propria identità. L’identificazione con la figura paterna. Rapporti di squilibrio Erich Fromm La psicologia sociale Costrizione permanente e gravosa Asservimento volontario e piacevole Autorità Sottomissione Tre forme di identificazione 1. Impoverente: potenza da un lato e paura dall’altro. Il figlio si annulla nella figura paterna 2. Arricchente: asservimento per venerazione della figura paterna. Il figlio rafforza il suo Io con le caratteristiche che ammira del padre 3. Uguaglianza / Scambiabilità: relazione paritaria che conduce all’acquisizione di un senso identitario, di una vera e propria identitàIl complesso di Edipo nei diversi contesti sociali 1) Famiglia contadina/operaia: ostilità e tendenza allo sfruttamento nel rapporto padre-figlio 2) Famiglia piccolo-borghese: vita del padre arida e scarsa di soddisfazioni, senza possibilità di dominio. Dunque il padre tenta di compensare le sue frustrazioni agendo sui figli e sulla moglie, proiettando su di loro le sue ambizioni. Relazione ambivalente tra padre e figlio: incoraggiamento/sfruttamento (sociale). Amorevolezza/odio. 3) Famiglia alto borghese: figli progetto di amore. Ma anche in questo caso molti desideri inespressi dei genitori vengono proiettati sui figli. Amorevole incoraggiamento e benevolenza. Carattere autoritario e patologia masochista L’essere sottomessi a una potenza superiore può essere avvertito come piacevole e può persino presentarsi il desiderio di essere dominati e il bisogno di vedere tale desiderio soddisfatto. Superiorità e inferiorità vanno lette, secondo Fromm, in base al tipo di relazione e al tipo di contesto. Nelle società autoritaria secondo Fromm le forme del carattere masochistico e sadico. Le tendenze masochistiche puntano ad assoggettare gli individui sotto la potenza del più forte, annullando l’individuo nella passività. Le tendenze sadiche, invece, hanno obiettivi opposti: si ottiene soddisfazione nel soggiogare/scoraggiare un altro individuo, sottomettendolo. Erich Fromm La psicologia socialeConcetti chiave: libertà e subordinazione della propria volontà. Nello spirito e nella cultura protestante, poi capitalistica e razionale, i sentimenti di onore, rispetto, sacrificio, disciplina e umiltà prendono il posto della pietas e dell’amore incondizionato. Il pater familias della società borghese incarna il ruolo di imposizione e controllo di tali sentimenti. Tuttavia, con lo sviluppo del capitalismo il pater familias non è in grado di educare da solo i propri figli, ma deve ricorrere al sostegno di agenzie esterne quali la scuola. Queste devono quindi mantenere lo stile autoritario e disciplinare del pater familias. Tali agenzie dunque sono autoritarie per abituare i giovani ad un mondo adulto basato sull’autorità, il controllo, il disciplinamento dei sentimenti. Nel consolidamento della società autoritaria gioca un ruolo fondamentale in concetto di proprietà borghese (influenza marxista): la borghesia ha un interesse fondamentale nel conservare la famiglia e la sua struttura. Infatti il matrimonio è visto come un contratto che ha valore sia economico che sociale, la proprietà è vista come ciò che conferisce potere economico e sociale e la famiglia stessa è vista come sede del potere economico sociale interno ed esterno e come sede di riproduzione del potere autoritario. Herbert Marcuse Autorità e famigliaIn termini psicologici Marcuse distingue tra repressione fondamentale e repressione addizionale. La prima è intrinseca alla civiltà in quanto tale. La seconda è un qualcosa di più preciso, implicando il dominio sociale. Il principio di realtà, guidando le sorti della civiltà in quanto tale, diventa principio di prestazione quando è legato ad una peculiare forma storica di civiltà, frutto di un particolare dominio sociale. Dietro al principio della realtà vi è il concetto di penuria, una lotta per l’esistenza che si svolge in un mondo povero che non soddisfa i bisogni umani in modo integrale. Ne segue allora la repressione fondamentale e la civiltà. Però, ogni forma storica di civiltà ha la sua organizzazione specifica della penuria, distribuzione che va a legarsi alla forma di dominio sociale che si impone. La penuria di per sé è il bisogno della civiltà in quanto tale, e la sua organizzazione implica che in una società ci sia disuguaglianza economica, che dipende dalla forma di potere, prima imposta con la violenza di alcuni a scapito di altri, poi in modo più razionale con una forma di governo che rimane però sempre di dominio. Diverse forme di repressione della penuria implicano diverse forme di repressione addizionale, con alla base una specifica forma di dominio e il suo mantenimento. Il principio di realtà è essenzialmente un principio di concorrenza economica tra i membri della società a capitalismo avanzato. Herbert Marcuse Autorità e famigliaLa coscienza felice La società capitalista aliena i lavoratori "trattando" la loro coscienza attraverso l'intermediazione dell'istruzione e dei mass media. Dopo la scomparsa dello spirito critico, tramontato con la cultura superiore precedente all'avvento della società di massa, la società moderna non è che uno spazio chiuso "unidimensionale": quello dell'appiattimento sull'unica dimensione del consumo soddisfatto e di una "coscienza felice", nei fatti resa doma, sazia e acritica, totalmente eterodiretta. L'individuo è così sottoposto ad una ‘desublimazione repressiva’, ossia se prima dell'avvento della società industriale inseguiva gli oggetti del desiderio in una forma di sublimazione perenne (coscienza infelice, mai appagata, ma proprio per questo coscienza desiderante sempre alla ricerca di una "seconda dimensione" seppure irraggiungibile) adesso, nella "società totalmente amministrata" l'individuo viene represso proprio con la soddisfazione immediata e non più mediata dei bisogni, e perde fatalmente la sua coscienza desiderante di un altro mondo possibile e desiderabile. La coscienza felice è un compromesso rispetto all’autentico principio del piacere, essa consente di accettare con maggiore facilità i misfatti compiuti nella società ed è l’indice del declino dell’autonomia e della comprensione. Herbert Marcuse Autorità e famigliaInfluenzato dalla distinzione di Popper dei 3 mondi (mondo degli oggetti fisici, mondo degli stati mentali, mondo dei contenuti di pensiero), Habermas distingue 3 diversi mondi: 1) il mondo oggettivo degli eventi; 2) il mondo sociale delle norme; 3) il mondo soggettivo dei dialoganti. A ciascuno di questi tre mondi corrisponderebbe una specifica modalità d’azione: al mondo oggettivo corrisponde l’“agire teleologico” (che mira cioè a raggiungere certi scopi prefissati), al quale corrisponde la verità proposizionale. Al mondo sociale delle norme corrisponde l’agire regolato da norme, a cui a sua volta corrisponde la giustezza normativa. Cosa propone l’etica del discorso? Teoria pragmatica del linguaggio Pragmatica universale, trascendentale: Esistono condizioni universali e necessarie che stanno alla base di ogni possibile comunicazione linguistica volta all’intesa? Esistono condizioni normative della possibilità di un sano argomentare? Tutte le questioni controverse, le divergenze d’opinione, le conflittualità eccetera, tra partners della comunicazione dovrebbero venir decise solo attraverso argomenti capaci di riscuotere consenso Jurgen Habermas Teoria dell‘agire comunicativo“Il tentativo di fondare l’etica nella forma di una logica dell’argomentazione morale ha prospettiva di successo solo se possiamo identificare una speciale pretesa di validità connessa a precetti e norme, anche già su quel livello sul quale sorgono in prima istanza i dilemmi morali”. Le interazioni comunicative sono fondate su PRETESE DI VALIDITA’ ovvero una interazione comunicativa è efficace se e solo se rispetta questi parametri, altrimenti avremmo un agire strategico e non certo comunicativo. Jurgen Habermas Teoria dell‘agire comunicativo •Pretese di Verità •(adeguamento di ciò che si dice di qualcosa a quel qualcosa esistente) •Pretese di Giustezza •(adeguamento di ciò che si dice a delle norme sociali, ma anche sintattiche) •Pretese di Veracità •(adeguamento di ciò che si dice a ciò che si fa, ovvero coerenza/autenticità) •Mondo oggettivo: totalità di stati di cose esistenti •Mondo sociale: totalità di rapporti interpersonali di un gruppo sociale regolate da leggi •Mondo soggettivo: totalità degli eventi vissuti accessibili in modo privilegiatoOgni soggetto riconosce il proprio Io attraverso 2 fasi 1) Il soggetto comunica con l’Alter, con gli altri soggetti, interpreta il proprio Io in relazione all’Alter e riconosce il proprio Io diverso da questo Alter attraverso la dimensione linguistica e riconosce il proprio Io come singolarità ovvero come qualcosa di situato in ogni concreta singola relazione 2) il soggetto comunica con se stesso, con il proprio Io interpreta la retrospettivamente il corso della propria vita (cioè tutte le esperienze che ha accumulato) e attraverso la dimensione storica e temporale riconosce il proprio Io come una totalità Tre elementi dell’identità individuale che derivano da: 1. Espressioni linguistiche, ovvero da il linguaggio grazie al quale ogni soggetto si esprime in un determinato contesto 2. Espressioni attive, ovvero l’agire, fatto di atteggiamenti e comportamenti che ciascuno mette in atto 3. Espressioni dell’Erlebnis, ovvero tutte le espressioni psicologiche latenti, appartenenti alla sfera del pensiero e che si manifestano indirettamente tramite la gestualità del corpo (arrossire,


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