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Visualizzazione dei post da ottobre, 2010
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Il giovane Anteo Tra tutti i falliti attentati a Mussolini, la vicenda di Anteo Zamboni è rimasta curiosamente fino ad oggi la meno conosciuta, nonostante quel colpo di pistola esploso a Bologna nel 1926 dal quindicenne Zamboni apre definitivamente le porte alla dittatura: in nome della sicurezza dello stato si demoliscono le residue garanzie dello stato liberale, si reintroduce la pena di morte, inizia a funzionare il Tribunale speciale. Eppure di questo adolescente che suo malgrado con il suo gesto ha segnato la storia italiana ci viene consegnata una memoria controversa, lacunosa, alle volte mistificatrice. Coperta dalla pietà popolare per quella morte così truce: pugnalato seduta stante dagli squadristi e martoriato in modo bestiale dalla folla inferocita. Memoria altalenante tra eroe anarcoide antifascista (o addirittura come si è scritto "primo partigiano di Bologna") ed utile strumento di un gioco infinitamente più grande di lui. Di sicuro pensare che "Patata&quo
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La conquista del potere: la marcia su Roma (28 ottobre 1922) La possibilità di conquistare il potere con la forza fu prospettata per la prima volta da Benito Mussolini il 29 settembre 1922, in una seduta segreta a Firenze della direzione fascista. La decisione di passare all’azione si ebbe il 16 ottobre 1922, nella riunione a Milano del gruppo dirigente fascista, nel corso della quale venne anche costituito il quadrumvirato che avrebbe diretto l'insurrezione, formato da De Vecchi, De Bono, Balbo e Bianchi. Pochi giorni dopo, il 24 ottobre, al Congresso fascista di Napoli, arrivò il proclama ufficiale di Mussolini: "O ci daranno il governo o lo prenderemo calando a Roma". Secondo i piani, il quadrunvirato, insediato a Perugia, avrebbe assunto nella notte tra il 26 e il 27 i pieni poteri e nei due giorni successivi sarebbe seguita la mobilitazione delle squadre fasciste che avrebbero occupato i punti chiave dell'Italia centrale. Le bande destinate a marciare sul
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Anniversario della nascita di un garibaldino "contro" AMILCARE CIPRIANI Descritto da Tanini uno storico che seguì le sue vicende Cenni biografici della vita di Amilcare Cipriani Giulio Tanini 1920 E chi è Amilcare Cipriani, mi domanderà il primo dei miei due lettori? Se sei Italiano, amico mio, butta via questo libro, non mi disonorare col tuo sguardo interrogativo su queste pagine oneste; tu non sei uno spirito che meriti di leggere ciò che sto per scrivere, perchè - vedi, - io devo sfogare tutta l'anima mia parlando d'uno di quegli uomini che vengono di stampo garibaldino, che hanno fatto, per la civiltá latina, più di quello che farebbero dieci filosofi con cento libri dottrinari! Cipriani è un garibaldino, un rivoluzionario, un socialista, un anarchico.... ma che dico? niente di attributi a Cipriani, perchè è la rappresentazione pura dell'Italiano eroico, cavalleresco, generoso, giusto, integro, ideale e ribelle a tutte le ingiustizie; simbolo di quell'u

vedi

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INTERVISTA | di Michele Fumagallo storie - UNITÀ D'ITALIA, LE RIBELLIONI DIMENTICATE Cilento RIVOLUZIONARIO «Volevano la Costituzione francese, ottennero la repressione e le loro teste furono esposte davanti alle case dei parenti. La rivolta cilentana del 1828 è fondamentale per capire il Risorgimento al sud. E per combattere la nostalgia dei Borboni». A colloquio con l'editore Giuseppe Galzerano, ispiratore del film «Noi credevamo» di Mario Martone. Il racconto di una terra poco conosciuta Il Cilento è oggi una terra di grandi potenzialità inespresse, a dispetto del gran parlare che si fa di ambiente, cibi genuini, mare pulito. Non tutto è come si dipinge e i mostri o mostriciattoli urbanistici si contano a centinaia. Del resto la stessa costituzione di un Parco Nazionale del Cilento e del Vallo di Diano non ha prodotto quel passaggio a un futuro del tutto nuovo, dove ambiente, mari puliti, aria pura non possono che coniugarsi con un "nuovo modello di sviluppo".
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SANT’ANNA DI STAZZEMA E MARZABOTTO:ANCHE MUSSOLINI NON SAPEVA Dagli appunti del giornalista Angiolo Berti, che scrisse testimone di quegli orrori. Cerimonia al Campo defli Eroi CASCIANA TERME - Mussolini non sapeva delle stragi Sant’Anna di Stazzema e Marzabotto (estate 1944). A conferma, una sua frase,nei giorni successivi: “E’ una punizione terribile per tutti noi”. Le parole furono riportate in un colloquio alla Questura di Bologna,nel maggio dell’anno dopo, da Giorgio Pini, sottosegretario agli Interni nella Repubblica di Salò, lì interrogato dall’Ufficio Politico. Nell’occasione Pini parlava con Angiolo Berti,giornalista cascinese e redattore del periodico del CLN,Rinascita. Pini e Berti si conoscevano bene. All’indomani delle voci sulla strage di Stazzema, assieme al prefetto di Bologna Fantozzi ed al giornalista del Resto del Carlino ,Egidio Casabianca, fu inviato dalla Curia Arcivescoivile come persona sopra le parti. Unico impegno: assoluto segreto e riferire soltanto oralm
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Le Quattro Giornate di Napoli 28 settembre - 1° ottobre 1943 di Fara Misuraca ed Alfonso Grasso Napoli e la guerra Alla vigilia della II guerra mondiale Napoli contava circa 900.000 abitanti che, con la provincia, arrivano a 1.750.000 [1]. Nel corso del ventennio fascista era quindi decaduta da prima a terza città d’Italia. Il regime dittatoriale in un primo tempo aveva fatto registrare progressi in campi quali quelli dell’edilizia e degli edifici pubblici, dell’orario lavorativo e del sistema previdenziale e dell’alfabetizzazione. Ma il divario nord-sud crebbe vorticosamente, specialmente nello strategico settore delle comunicazioni ferroviarie e stradali e delle opere pubbliche in genere che, salvo eccezioni, resteranno praticamente le stesse dell’epoca giolittiana, e che troveranno un successivo sviluppo solo con l’avvento della Repubblica. Mussolini investì enormi risorse nella guerra coloniale per la conquista dell’Etiopia (1935-6), in cui furono utilizzati da parte italian