Liberi e forti:la mistificazione storica del PDl
I giornali hanno dato ampio risalto al libro-manifesto del ministro Sacconi, " Ai liberi e forti. Valori, visione e forma politica di un popolo in cammino". Il ministro,con azione furbesca degna del miglior manager marketing e sfruttando la ormai nota ignoranza storica del popolo italico,ha ripreso come titolo e slogan una frase storica di Sturzo.Se si può accettare discutibili atteggiamenti personali dei dirigenti del PDL ,se si può inquadrare in un'ottica di degrado contingente la concussione e la corruzione diffusa e la totale carenza di concetto di res publica,non si può tollerare l'uso strumentale di una frase che segnò un momento fondamentale nella nascita del movimento democratico che poi gettò le basi all'antifascismo della prima ora.Inappropriate ,totamente inadeguata e strumentale quindi l'appropriazione di questo titolo di lettera che è diventato archetipo moderno di coscenza libera ,etica politica e lotta contro sopraffazione ed abuso di potere.
Pensando agli avvenimenti che quotidianamente ogni tipo di stampa riporta si comprende che niente unisce i liberi e forti di allora ai presunti forti di oggi.Inanzi tutto ,con l'acume politico che lo contradistinse e il rigore morale che lo portò ad non scendere mai a compromessi,Sturzo indirizza la lettera nominalmente ad undici destinatari.Non generalizza,non spara demagogia nel gruppo,si affida a uomini che si sono contraddistinti per etica e rigore.E non sbaglia perchè in pieno regime questi uomini rinunceranno a ruoli di potere per non inquinqarsi con il regime.Dove trovi oggi attinense a ciò Sacconi è un mistero che neppure lui potrebbe svelare,perchè attinense non ce ne sono.Sono certa che il ministro ha ,come ho detto,giocato sull'ignoranze ,quindi sul fatto che pochi inquadrino e ricolleghino il titolo del libro al proclama democratico di Sturzo.Per sanare in parte questo gap riporto qui sotto il testo integrale della lettera.Sotto i destinatari ,tra cui il senatore Giovanni Maria Bertini,nonno di mio marito,antifascista,aventiniano e poi ,richiamato da Bologna dove si era ritirato durante il fascismo rinunciando alla carica di senatore,per scrivere la Costituzione Italiana.Bertini fu amico personale di Sturzo e Piero Calamandrei,uomo integerrimo ,mai colluso con nessuna forma di compromesso.Immaginiamo quindi il turbamento della nostra famiglia e della Fondazione nell'apprendere l'uso distorto consapevolmente del proclama.
Pubblichiamo integralmente l'appello ai "liberi e
forti" del gennaio 1919, fatto dalla Commissione provvisoria del Partito
Popolare Italiano, fondato e guidato da Don Luigi Sturzo.
* * *
Partito Popolare Italiano
A tutti gli uomini liberi e forti, che in questa grave ora sentono alto
il dovere di cooperare ai fini superiori della Patria, senza pregiudizi
né preconcetti, facciamo appello perché uniti insieme propugnano nella
loro interezza gli ideali di giustizia e libertà. E mentre i
rappresentanti delle Nazioni vincitrici si riuniscono per preparare le
basi di una pace giusta e durevole, i partiti politici di ogni paese
debbono contribuire a rafforzare quelle tendenze e quei principi che
varranno ad allontanare ogni pericolo di nuove guerre, a dare un assetto
stabile alle Nazioni, ad attuare gli ideali di giustizia sociale e
migliorare le condizioni generali, del lavoro, a sviluppare le enrgie
spirituali e materiali di tutti i paesi uniti nel vincolo solenne della
"Società delle Nazioni".
E come non è giusto compromettere i vantaggi della
vittoria conquistata con immensi sacrifici fatti per la difesa dei
diritti dei popoli e per le più elevate idealità civili, così è
imprescindibile dovere di sane democrazie e di governi popolari trovare
il reale equilibrio dei diritti nazionali con i supremi interessi
internazionali e le perenni ragioni del pacifico progresso della
società.
Perciò sosteniamo il programma politico-morale
patrimonio delle genti cristiane, ricordato prima da parola angusta e
oggi propugnato da Wilson come elemento fondamentale del futuro assetto
mondiale, e rigettiamo gli imperialismi che creano i popoli dominatori e
maturano le violente riscosse: perciò domandiamo che la Società delle
Nazioni riconosca le giuste aspirazioni nazionali, affretti l'avvento
del disarmo universale, abolisca il segreto dei trattati, attui la
libertà dei mari, propugni nei rapporti internazionali la legislazione
sociale, la uguaglianza del lavoro, le libertà religiose contro ogni
oppressione di setta, abbia la forza della sanzione e i mezzi per la
tutela dei diritti dei popoli deboli contro le tendenze sopraffatrici
dei forti.
Al migliore avvenire della nostra Italia - sicura nei
suoi confini e nei mari che la circondano - che per virtù dei suoi
figli, nei sacrifici della guerra ha con la vittoria compiuta la sua
unità e rinsaldta la coscienza nazionale, dedichiamo ogni nostra
attività con fervore d'entusiasmi e con fermezza di illuminati
propositi.
Ad uno Stato accentratore tendente a limitare e
regolare ogni potere organico e ogni attività civica e individuale,
vogliamo sul terreno costituzionale sostituire uno Stato veramente
popolare, che riconosca i limiti della sua attività, che rispetti i
nuclei e gli organismi naturali - la famiglia, le classi, i Comuni - che
rispetti la personalità individuale e incoraggi le iniziative private. E
perché lo Stato sia la più sincera espressione del volere popolare,
domandiamo la riforma dell'Istituto Parlamentare sulla base della
rappresentanza proporzionale, non escluso il voto delle donne, e il
Senato elettivo, come rappresentanza direttiva degli organismi
nazionali, accademici, amministrativi e sindacali: vogliamo la riforma
della burocrazia e degli ordinamenti giudiziari e la semplificazione
della legislazione, invochiamo il riconoscimento giuridico delle classi,
l'autonomia comunale, la riforma degli Enti Provinciali e il più largo
decentramento nelle unità regionali.
Ma sarebbero queste vane riforme senza il contenuto
se non reclamassimo, come anima della nuova Società, il vero senso di
libertà, rispondente alla maturità civile del nostro popolo e al più
alto sviluppo delle sue energie: libertà religiosa, non solo
agl'individui ma anche alla Chiesa, per la esplicazione della sua
missione spirituale nel mondo; libertà di insegnamento, senza monopoli
statali; libertà alle organizzazioni di classe, senza preferenze e
privilegi di parte; libertà comunale e locale secondo le gloriose
tradizioni italiche.
Questo ideale di libertà non tende a disorganizzare
lo Stato ma è essenzialmente organico nel rinnovamento delle energie e
delle attività, che debbono trovare al centro la coordinazione, la
valorizzazione, la difesa e lo sviluppo progressivo. Energie, che
debbono comporsi a nuclei vitali che potranno fermare o modificare le
correnti disgregatrici, le agitazioni promosse in nome di una
sistematica lotta di classe e della rivoluzione anarchica e attingere
dall'anima popolare gli elementi di conservazione e di progresso, dando
valore all'autorità come forza ed esponente insieme della sovranità
popolare e della collaborazione sociale.
Le necessarie e urgenti rifrome nel campo della
previdenza e della assistenza sociale, nella legislazione del lavoro,
nella formazione e tutela della piccola proprietà devono tendere alla
elevazione delle classi lavoratrici, mentre l'incremento delle forze
economiche del Paese, l'aumento della produzione, la salda ed equa
sistemazione dei regimi doganali, la riforma tributaria, lo sviluppo
della marina mercantile, la soluzione del problema del Mezzogiorno, la
colonizzazione interna del latifondo, la riorganizzazione scolastica e
la lotta contro l'analfabetismo varranno a far superare la crisi del
dopo-guerra e a tesoreggiare i frutti legittimi e auspicati della
vittoria.
Ci presentiamo nella vita politica con la nostra
bandiera morale e sociale, inspirandoci ai saldi principii del
Cristianesimo che consacrò la grande missione civilizzatrice
dell'Italia; missione che anche oggi, nel nuovo assetto dei popoli, deve
rifulgere di fronte ai tentativi di nuovi imperialismi di fronte a
sconvolgimenti anarchici di grandi Imperi caduti, di fronte a democrazie
socialiste che tentano la materializzazione di ogni identità, di fronte
a vecchi liberalismi settari, che nella forza dell'organismo statale
centralizzato resistono alle nuove correnti affrancatrici.
A tutti gli uomini moralmente liberi e socialmente
evoluti, a quanti nell'amore alla patria sanno congiungere il giusto
senso dei diritti e degl'interessi nazionali con un sano
internazionalismo, a quanti apprezzano e rispettano le virtù morali del
nostro popolo, a nome del Partito Popolare Italiano facciamo appello e
domandiamo l'adesione al nostro Programma.
Roma, lì 18 gennaio 1919
LA COMMISSIONE PROVVISORIA
On. Avv. Giovanni Bertini - Avv. Giovanni Bertone - Stefano Gavazzoni - Rag. Achille Grandi - Conte Giovanni Grosoli - On. Dr. Giovanni Longinotti - On. Avv. Prof. Angelo Mauri - Avv. Umberto Merlin - On. Avv. Giulio Rodinò - Conte Avv. Carlo Santucci - Prof. D. Luigi Sturzo, Segretario Politico.
On. Avv. Giovanni Bertini - Avv. Giovanni Bertone - Stefano Gavazzoni - Rag. Achille Grandi - Conte Giovanni Grosoli - On. Dr. Giovanni Longinotti - On. Avv. Prof. Angelo Mauri - Avv. Umberto Merlin - On. Avv. Giulio Rodinò - Conte Avv. Carlo Santucci - Prof. D. Luigi Sturzo, Segretario Politico.
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