I Popoli non dimenticano! > 1864: la strage di Sand Creek


Il fatto

Nell'ottobre del 2000 il Congresso degli Usa chiede scusa agli Indiani per la strage del Sand Creek del 29 novembre 1864, quando un gruppo armato di truppe irregolari del Colorado massacrò un tranquillo accampamento Cheyenne a Sand Creek, infliggendo gravissime mutilazioni sessuali su uomini, donne e bambini.



Il fatto

John M. Chivington (1821-1894)

Il campo Cheyenne che si trovava in un'ansa a ferro di cavallo del Sand Creek a nord del letto di un altro torrente quasi secco. Vi erano quasi seicento indiani nell'ansa del torrente, due terzi dei quali donne e bambini. I capi dei Cheyenne erano Pentola Nera, Antilope Bianca, Copricapo di Guerra. Poco distante vi era il campo Arapaho di Mano Sinistra.

All'alba del 29 novembre 1864, il colonnello Chivington fece circondare l'accampamento, nonostante gli accordi presi e anche se nel mezzo del villaggio sventolava la bandiera americana, comandò l'attacco contro una popolazione inerme che quasi niente fece per reagire. Gli episodi sconvolgenti - come venne testimoniato dagli stessi indiani e da molti altri bianchi che parteciparono al massacro - non si contarono. Gli uomini vennero scalpati e orrendamente mutilati, i bambini usati per un macabro tiro al bersaglio, le donne oltraggiate, mutilate e scalpate.



Scuse del Congresso Usa agli indiani
Strage di Sand Creek condannata dopo 136 anni
Le "giacche blu" attaccarono un accampamento massacrando senza pietà 150 Cheyenne e Arapaho, soprattutto donne e bambini
Washington. Uno degli episodi più brutali della storia del West, il massacro di 150 indiani sulla sponda del Sand Creek, ha fatto scattare con 136 anni di ritardo le scuse del Congresso. Sul luogo della strage, avvenuta il 29 novembre 1864 lungo un torrente del Colorado, sarà posta una lapide per ricordare i Cheyenne e Arapaho, in gran parte donne e bambini, massacrati da un migliaio di "giacche blu" del colonnello John Chivington.

Come rievoca una sequenza memorabile del film di Arthur Penn "Piccolo grande uomo", (ndr, in realtà il film è "Soldato Blu" di Ralph Nelson - segnalazione di Licia Oddino) i soldati circondarono all'alba un accampamento pellerossa aprendo improvvisamente il fuoco. Quando il capo Pentola Nera sentì fischiare i primi proiettili alzò una bandiera americana e un vessillo bianco per segnalare agli aggressori che gli indiani non intendevano difendersi. Ma questo concentrò solo un volume ancora maggiore di fuoco sul capo pellerossa.

Il Congresso ha approvato una legge per trasformare in un sito storico il luogo del massacro, 250 km a sud-est di Denver. La legge era stata presentata da Ben Cavallo Notturno Campbell, l'unico senatore pellerossa della storia Usa, discendente delle vittime del massacro.

Nel 1865, le testimonianze della strage portarono il Congresso ad aprire una inchiesta. Ma i colpevoli non furono mai puniti, la strage non venne mai ufficialmente condannata. L'episodio innescò dodici anni di Guerre Indiane sfociate poi nella uccisione di George Custer a Little Big Horn.


George Custer
Una città situata vicino al luogo della carneficina sul Sand Creek reca ancora oggi il nome del colonnello Chivington. Non vi è invece alcuna menzione delle vittime del massacro.

La carneficina ispirò anni fa anche una canzone di Fabrizio De Andrè

La legge del Congresso, conferendo valore storico al sito, consentirà agli indiani di proteggere la sacralità dell'area. I pellerossa chiedono da tempo al Congresso di riconoscere con memoriali anche il loro ruolo nella storia della regione: gran parte dei monumenti esistenti nel West onorano solo i pionieri bianchi e i soldati.

Le scuse formulate dal Congresso americano ai pellerossa Cheyenne e Arapaho hanno illustri precedenti. Fu la Regina Elisabetta, vestita con un manto di piume, a chiedere scusa ai Maori per l'invasione della Nuova Zelanda avvenuta nel 1863. Le «incondizionate scuse» per le pene inferte alla popolazione locale furono pronunciate solo nel 1995, ma aprirono la strada alla legge per un indennizzo in denaro e la restituzione di 38 mila acri di terra.

Dopo un iter travagliato e diverse brusche battute d'arresto, anche il Parlamento australiano arrivò nel 1999 a esprimere «profondo e sincero rammarico» per «le sofferenze e i traumi» causate alla popolazione indigena.

Nell'aprile scorso, per la festa dei 500 anni dell'arrivo in Brasile dei portoghesi, la Chiesa cattolica, nella persona del cardinal Sodano, chiese perdono per gli abusi commessi in mezzo millennio di evangelizzazione del paese.

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