MARIA TERESA BERTINI


 


 

Maria è nel suo letto,ben rincalzata nelle coperte pulite,come una bambina.

E come una bambina guarda le sue bambole di pezza,messe vicino al cuscino,in modo che riesca a vederle bene.

Maria ha 90 anni ,un corpo ormai consunto:un passerotto su cui sono aperte piaghe che mostrano le ossa.

Una carezza ai capelli della bambola bionda:Maria è affetta da malattia di Alzheimer,la sua mente vaga nell'assenza del tempo,i suoi ricordi sono visioni rapide e scollegate.

Ulisse,il suo fidato amico,il grosso meticcio la veglia,immobile:in attesa.

Ma non è stato sempre così:c'è stato un tempo in cui una bella ragazza dai capelli mori e ondulati ,si guardava di nascosto allo specchio e si pizzicava le guance per darsi colore.

C'è stato un tempo.

Molti anni prima.

Maria nasce a Bologna il 30 gennaio del1917.

Il mondo freme in attesa di grandi cambiamenti: intanto le donne accorciano le gonne e tagliano i capelli.

E' figlia di Giovanni Bertini,un giovane ed intraprendente avvocato con la vocazione del giornalismo e di Jenny Gironi che, a dispetto del nome eccentrico, è semplice donna dai saldi principi religiosi.

La sua non è una famiglia: è una tribù. Sono sette i fratelli Bertini. Lei è la quinta.

Il padre, teso ad una carriera politica brillante che lo vedrà senatore e dopo la seconda guerra mondiale uno dei padri della costituzione italiana,vigila da lontano. La madre, da vicino, cercando di tenere a bada specialmente le quattro figlie femmine, belle, allegre ed un po' troppo libere per i suoi gusti.

Maria è però difficile da domare: quieta, educata, modi gentili ed un sorriso sempre pronto, nasconde in realta' un carattere di ferro.

La dolcezza in lei si accompagna ad una determinazione e ad una costanza che è propria solo di coloro che hanno in sé l'intuizione della verità.

E' un'alunna diligente ed interessata: si diploma al liceo classico "Luigi Galvani" di Bologna nel 1936.

Per una ragazza di quell'epoca ,in odore di buon matrimonio, è anche troppo.

Ma non è troppo per Maria. Lei ha ben altro nella testa che un buon matrimonio borghese.

Maria vuole diventare medico.

Non chiede al padre, il signor padre senatore, lo "informa" soltanto della propria decisione.

Inaspettatamente, forse anche per lei, il padre non dice una parola contraria.

Forse quella ragazza minuta gli ricorda la sua gioventù e l' avventura di giovane cattolico liberale: non era lui che dalle pagine di un giornale della Romagna auspicava la parità dei diritti e l' emancipazione femminile?

Nessuno rinnega i sogni,tanto meno davanti ad uno sguardo limpido e sicuro: Maria andrà all'università.

S' iscrive alla facoltà di medicina e chirurgia dell'università di Bologna.

Figura femminile tra tanti giovani dottori, sa tenere sempre a bada corteggiatori ed ammiratori: lei sa di avere altro sulla propria strada.

E' una studentessa brillante, diventa allieva del clinico pediatra, professor Salvioli e dopo la laurea conseguita a pieni voti il 9 novembre del 1942, in piena guerra, si specializza in pediatria.

Sono comunque i deboli che l' interessano anche professionalmente e chi è più indifeso di un bambino?

Un bambino malato ed ancor di più un bambino povero: a loro la dottoressa Bertini dedicherà una parte importante della vita.

E' pediatra dell'OMNI(organizzazione maternità ed infanzia)e poi dell'ENPAS fino alla pensione nel 1987: era un medico di vecchia generazione. Le sue dita ed il suo sguardo attento valevano quanto un intero pacchetto di attuali, costose analisi di laboratorio.

Ma la vita di Maria fu votata anche ad altro.

Nel 1942, giovane dottoressa, presta servizio

volontario presso il campo di concentramento di Mezzaselva di Roana, come medico chirurgo.

Ed è nel campo di Roana che la vita di Maria subisce una svolta repentina ed è in quel momento che trova

L' altra metà del cielo.


 

Angiolo Berti è tutto ciò che lei non è e, nello stesso tempo, è tutto ciò in cui lei crede: l'amore è forte saldo. Lui si trova in quel luogo perché prigioniero politico, è malato per il riaprirsi di grosse ferite chirurgiche di un intervento di peritonite subito d' urgenza vent' anni prima. Non può stare nelle celle comuni, perde sangue, ha bisogno di cure e lei , per mesi, gli cede il suo letto di medico di guardia.


 

Ma sarà Maria a tenere per tutta la vita le redini di quell'unione ,crescendo i figli che Angiolo le darà:cinque, tra maschi e femmine,sopportando assenze ed intemperanze di un uomo geniale.

Tacendo e nello stesso tempo non venendo mai meno alla sua dignità di persona anche nell'ambito di un rapporto forte ed indubbiamente penalizzante per la sua immagine professionale, la piccola donna dai capelli mori e ondulati seppe non solo tenere per sempre l'amore di Angiolo,ma al contempo conquistare la sua ammirazione e la sua devozione.

Quando,ormai anziana,compaiono i primi segnali della terribile malattia,tutti coloro che vivono intorno a Maria sono increduli,perplessi ,spaventati.

Colei che reggeva con redini salde la vita di tutti,compresa quella del grande Angiolo Berti,si sta trasformando lentamente in una bambina bisognosa di tutto.

Ma è forse nella malattia e nel martirio del corpo e della mente che si deteriorano che la grandezza di questa donna assume il valore di insegnamento e di monito.

Ricorderò per tutto ciò che resta della mia vita il sorriso dolce,quasi a scusarsi ,durante le dolorose medicazioni quotidiane effettuate su quella carne scoperta,la gioia tenera davanti ad un cibo che le piaceva,le carezze antiche alle bambole di pezza,sue ultime compagne di giochi da tempo dimenticate.

Maria Teresa Bertini muore dolcemente,com'era vissuta,in una notte di fine primavera.

Furono inutili i ventilatori portati dall'impresa funebre per ovviare all'odore forte di morte:da subito, la stanza fu invasa dal profumo dolce di rosa e gelsomino.

E le finestre aperte con la leggera brezza primaverile che muoveva le tende non lo dispersero.


 

Susanna Franceschi

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