LE TRE VERITA’ DI USTICA

L’annunciato risarcimento per le vittime del disastro di Ustica, dopo trentuno anni d’attesa, è senz’altro un atto dovuto sia sul piano finanziario che quello morale. Le motivazioni del Tribunale di Palermo a carico di due Ministeri sono inoltre sintomatiche di quanto ancora non si sappia sugli avvenimenti che precedettero e seguirono la caduta dell’aereo dell’ITAVIA e sugli errori compiuti dalle istituzioni. Elementi, che hanno finito per cancellare anche la dignità delle vittime e dei loro familiari.
Ricordando però le modalità con cui stampa ed informazione diffusero la notizia,la nostra critica è dedicata alla volontà di addossare subito alla struttura dell’apparecchio,definito antiquato e non sottoposto alle necessarie verifiche,le responsabilità dell’evento. Si tendeva cioè, a priori di qualsiasi informazione alternativa, gettare sopratutto la colpa sul settore del trasporto privato che, per quei tempi, si muoveva pur fra tante difficoltà.
L’unico quotidiano a sostenere la possibilità di altre motivazioni e quindi sottolineando l’adeguatezza del vettore, fu il quotidiano L’Umanità. Nei suoi articoli, Angiolo Berti, a lungo sostenne la necessità di verificare tanti particolari ignoti, sollecitando fra l’altro anche l’indispensabilità del recupero del relitto ( che avvenne solo anni dopo): una base di partenza, pur se certo costosa,dalla quale però cominciarono ad emergere inequivocabilmente elementi che scagionavano la compagnia aerea.
Oggi, alla conclusione di tutto un percorso legale,nessuno fa menzione a questa ottica quantomeno precipitosa di condanna. In un suo fondo, Berti concludeva . “Con il ritrovamento della carcassa, verrà piano piano a galla anche la verità. O meglio, l’altra verità,quella tenuta fino ad ora nascosta”. E dalla Libia, trentuno anni dopo, con la caduta di Gheddafi, potremmo attenderne addirittura una terza. Ma intanto una prima giustizia è arrivata, anche se troppo tardi.
GIAN UGO BERTI

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