Strage di Ustica, 32 anni dopo Non è troppo tardi per chiedere la verità di Nicola Tranfaglia Domani è l’anniversario -trentadue anni dopo- di una delle sciagure più terribili avvenute nella storia dell’Italia repubblicana: quella detta di Ustica dall’isola vicino alla quale si inabissò intorno alle nove di sera l’aereo di linea che portava a Palermo da Bologna ottantuno passeggeri, tutti morti nella caduta del velivolo. E’ una storia tremenda e vale la pena ricordarla ai nostri lettori anche perché è tuttora,per molti aspetti, oscura. Il primo elemento che emerge nel 1990 (dieci anni dopo la sciagura accaduta, come ho già detto, la sera del 27 giugno 1980 nel mar Tirreno nel volo dell’aereo di linea Douglas-DC 9 diretto da Bologna a Palermo) dalle indagini penali intraprese dal giudice Priore ( i primi dieci anni di indagini di altri giudici si sono svolti senza apparente successo) e dopo la prima inchiesta da parte della commissione Stragi nel 1989, presieduta dal rep
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Marengo, la vittoria dell'eroe che disubbedì a Napoleone
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Marengo, la vittoria dell'eroe che disobbedì a Napoleone La battaglia di Marengo dipinta da Louis-François Lejeune 14 giugno 1800: Bonaparte cade nel tranello degli austriaci e dà l'ordine di inseguirli. Ma Desaix fa di testa sua GIANNI RIOTTA Il destino di Napoleone Bonaparte era già concluso il 14 giugno 1800 nel villaggio piemontese di Marengo, alle porte di Alessandria. Il giovane Primo Console aveva attraversato le Alpi con l’esercito, come Annibale, era entrato a Milano, aveva vinto a Montebello contro il generale Ott von Bátorkéz e sperava che l’avversario austriaco, barone Melas, fosse facile preda. I francesi erano mal equipaggiati, mal nutriti e peggio pagati, il loro generale però certo della propria stella. Davanti alla fattoria di Marengo Bonaparte non ha dubbi, fiducioso nella dottrina militare di mobilità, sorpresa, manovra indiretta, cariche alla baionetta, opposta alla rigida sintassi della guerra classica, quadrati e le linee di fanteria,
Articoli fondamentali di diritto, con cui i contadini ed i servi reclamano contro le proprie autorità ecclesiastiche e mondane
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Già dall’inizio del 16° secolo i contadini si erano riuniti sotto il simbolo della lega dello scarpone. Lo scarpone con legacci era il calzare dell’uomo comune., mentre i cavalieri e i ricchi borghesi delle città indossavano scarpe con fibie. Il giuramento alla lega dello scarpone significava fedeltà alla causa dei contadini. I Dodici Articoli Redatti tra il febbraio e marzo del 1525 dal pellicciaio di Memmingen Sebastian Lotzer con l’aiuto del predicatore locale Schappeler furono ad un tempo documento di protesta, programma di riforme e un manifesto politico. Il titolo originale era: Articoli fondamentali di diritto, con cui i contadini ed i servi reclamano contro le proprie autorità ecclesiastiche e mondane . Raccolsero circa trecento liste di doglianze sporte alla Lega Sveva. Ebbero una grande diffusione, nel volgere di due mesi furono stampati in venti edizioni. Nel 1526 furono oggetto di discussione alla dieta di Spira, intenta a prevenire future insurrezioni co
10 Giugno:il discorso di Mussolini.
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Roma, 10 giugno 1940 LA DICHIARAZIONE DI GUERRA Il discorso di Mussolini Si riproduce qui il testo integrale del discorso pronunciato dal duce dal balcone di Palazzo Venezia a Roma, sede del Gran Consiglio del fascismo, il 10 giugno 1940, con cui annuncia agli Italiani l’ingresso in guerra dell’Italia a fianco della Germania nazista. Combattenti di terra, di mare e dell’aria. Camicie nere della rivoluzione e delle legioni. Uomini e donne d’Italia, dell’Impero e del Regno d’Albania. Ascoltate! Un’ora segnata dal destino batte nel cielo della nostra patria. L’ora delle decisioni irrevocabili. La dichiarazione di guerra è già stata consegnata agli ambasciatori di Gran Bretagna e di Francia. (La folla grida: “guerra, guerra”) Scendiamo in campo contro le democrazie plutocratiche e reazionarie dell’Occidente, che, in ogni tempo, hanno ostacolato la marcia, e spesso insidiato l’esistenza medesima del popolo italiano. Alcuni lustri della
L’archivio voluto da Berti
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Il ricordo L’archivio voluto da Berti E quel grazie dagli inglesi di Gian Ugo Berti LIVORNO - Se la ricorrenza di Santa Barbara (4 dicembre) è il devoto omaggio della Marina Militare alla propria patrona, la Festa del 10 giugno è il riconoscimento ad una delle imprese più coraggiose compiute in guerra (quella di Luigi Rizzo a Premuda esattamente 94 anni fa, con l'affondamento della corazzata austriaca “Santo Stefano”). A questa ricorrenza, Angiolo Berti, livornese, storiografo della Marina Militare, ha sempre voluto dedicare particolare attenzione proprio per le finalità storiche ed umane cui fa riferimento e che si inquadrano nella volontà della Marina di ripristinarla nel 1964 (era stata istituita nel 1939, sospesa per alcuni anni dopo la guerra e quindi ricordata assieme a Santa Barbara), come espressione dell'ardimento e degli ideali d’un singolo e di tanti nel nome della Patria. Fu l’allora Capo di Stato Maggiore, ammiraglio Ernesto Giuriati, su richies