10 Giugno:il discorso di Mussolini.

Roma, 10 giugno 1940

LA DICHIARAZIONE DI GUERRA

Il discorso di Mussolini

Si riproduce qui il testo integrale del discorso pronunciato dal duce

dal balcone di Palazzo Venezia a Roma, sede del Gran Consiglio del fascismo, il 10 giugno 1940,

con cui annuncia agli Italiani l’ingresso in guerra dell’Italia a fianco della Germania nazista.

Combattenti di terra, di mare e dell’aria.

Camicie nere della rivoluzione e delle legioni.

Uomini e donne d’Italia, dell’Impero e del Regno d’Albania.

Ascoltate!

Un’ora segnata dal destino batte nel cielo della nostra patria.

L’ora delle decisioni irrevocabili.

La dichiarazione di guerra è già stata consegnata

agli ambasciatori di Gran Bretagna e di Francia.

(La folla grida: “guerra, guerra”)


Scendiamo in campo contro le democrazie plutocratiche e reazionarie dell’Occidente, che, in ogni

tempo, hanno ostacolato la marcia, e spesso insidiato l’esistenza medesima del popolo italiano. Alcuni

lustri della storia più recente si possono riassumere in queste frasi: promesse, minacce, ricatti e, alla

fine, quale coronamento dell’edificio, l’ignobile assedio societario di cinquantadue Stati
1. La nostra

coscienza è assolutamente tranquilla. Con voi il mondo intero è testimone che l’Italia del Littorio ha

fatto quanto era umanamente possibile per evitare la tormenta che sconvolge l’Europa; ma tutto fu

vano
2.

1
Il riferimento è ai cinquantadue stati degli Stati Uniti

2
Il riferimento è alla conferenza di Monaco del 29-30 settembre 1938, proposta da Mussolini per risolvere la questione

dei Sudeti: Chamberlain, primo ministro inglese, e Daladier, primo ministro francese, accolsero il progetto di Mussolini

che in realtà assecondava tutte le richieste tedesche e prevedeva l’annessione al Reich dell’intero territorio dei Sudeti. La

guerra era provvisoriamente scongiurata, ma l’arrendevolezza dimostrata da Gran Bretagna e Francia di fronte alle richieste

di Hitler, aprì la strada alla nuova aggressione della Polonia e quindi all’inizio della guerra.

Bastava rivedere i trattati
3 per adeguarli alle mutevoli esigenze della vita delle nazioni e non considerarli

intangibili per l’eternità; bastava non iniziare la stolta politica delle garanzie
4, che si è palesata

soprattutto micidiale per coloro che le hanno accettate. Bastava non respingere la proposta che il Führer

fece il 6 ottobre dell’anno scorso, dopo finita la campagna di Polonia
5.

Ormai tutto ciò appartiene al passato.

Se noi oggi siamo decisi ad affrontare i rischi ed i sacrifici di una guerra, gli è che l’onore, gli interessi,

l’avvenire ferreamente lo impongono, poiché un grande popolo è veramente tale se considera sacri i

suoi impegni e se non evade dalle prove supreme che determinano il corso della storia. Noi impugnammo

le armi per risolvere, dopo il problema risolto delle nostre frontiere continentali, il problema

delle nostre frontiere marittime; noi vogliamo spezzare le catene di ordine territoriale e militare che

ci soffocano nel nostro mare, poiché un popolo di quarantacinque milioni di anime non è veramente libero

se non ha libero l’accesso all’Oceano. Questa lotta gigantesca non è che una fase dello sviluppo

logico della nostra rivoluzione. È la lotta dei popoli poveri e numerosi di braccia contro gli affamatori

che detengono ferocemente il monopolio di tutte le ricchezze e di tutto l’oro della terra. È la lotta dei

popoli fecondi e giovani contro i popoli isteriliti e volgenti al tramonto. È la lotta tra due secoli e due

idee. Ora che i dadi sono gettati e la nostra volontà ha bruciato alle nostre spalle i vascelli, io dichiaro

solennemente che l’Italia non intende trascinare altri popoli nel conflitto con essa confinanti per mare

o per terra. Svizzera, Jugoslavia, Grecia, Turchia, Egitto prendano atto di queste mie parole e dipende

da loro, soltanto da loro, se esse saranno o no rigorosamente confermate.

Italiani!

In una memorabile adunata, quella di Berlino
6, io dissi che, secondo le leggi della morale fascista,

quando si ha un amico si marcia con lui sino in fondo.

(
Duce! Duce! Duce!)

Questo abbiamo fatto e faremo con la Germania, col suo popolo, con le sue vittoriose Forze Armate.

In questa vigilia di un evento di una portata secolare, rivolgiamo il nostro pensiero alla Maestà del re

imperatore (
la moltitudine prorompe in grandi acclamazioni all’indirizzo di Casa Savoia), che, come sempre,

ha interpretato l’anima della patria. E salutiamo alla voce il Führer, il capo della grande Germania

alleata. (
La folla acclama)

L’Italia, proletaria e fascista, è per la terza volta in piedi, forte, fiera e compatta come non mai.

(
La folla grida: siiii!)

La parola d’ordine è una sola, categorica e impegnativa per tutti.

Essa già trasvola ed accende i cuori dalle Alpi all’Oceano Indiano: vincere!

(
Grandissime ovazioni)

E vinceremo, per dare finalmente un lungo periodo di pace con la giustizia all’Italia, all’Europa, al

mondo.

Popolo italiano! Corri alle armi, (
La folla grida: siiii!) e dimostra la tua tenacia, (La folla grida: siiii!) il

tuo coraggio, (
La folla grida: siiii!) il tuo valore! (La folla grida: siiii!)

3
Il riferimento è al Trattato di Versailles (maggio 1919) che aveva sottratto alla Germania i territori orientali a vantaggio

della Polonia, territori che andarono a formare il “corridoio di Danzica”

4
Con l’istituzione della Società delle Nazioni si intendeva “fornire garanzie reciproche di indipendenza politica e territoriale

ai piccoli come ai grandi stati”

5
La campagna di Polonia iniziata il 1° settembre 1939, con cui ebbe inizio la Seconda guerra mondiale, terminò il 6 ottobre

1939 con la resa dei Polacchi e l’annuncio di Hitler al Reichstag della fine delle operazioni militari. La Germania nazista

e l’Unione Sovietica, come previsto dagli accordi del Patto Molotv Rbbentropp, instaurarono il regime di occupazione del

territorio polacco. Fu in questa fase che si consumò per opera dei sovietici il massacro degli ufficiali polacchi nella foresta

di Katyn, in Russia, scoperto poi dai tedeschi nel 1943.

6
Dopo il patto di amicizia con la Germania, l’asse Roma- Berlino del 24 ottobre 1936, Mussolini tenne un discorso a

Berlino il 28 settembre 1937 in cui ribadiva gli aspetti comuni della politica dei due Stati e degli obiettivi delle rispettive

“rivoluzioni”:
Fascismo e Nazismo sono due manifestazioni di quel parallelismo di posizioni storiche che accomunano la

vita delle nostre Nazioni, risorte a unità nello stesso secolo e con la stessa azione
”.

GUIDA

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