A cinque anni dalla scomparsa del fondatore della CASAGIT

ANGIOLO BERTI:UN SIGNORE D'ALTRI TEMPI CHE PREVEDEVA IL FUTURO

Il ricordo dell'attuale presidente, Daniele Cerrato

Dire che ho conosciuto Angiolo Berti è forse un po' troppo. Solo in due occasioni ho potuto incontrare il fondatore della Casagit. Lui parte della storia della nostra categoria, io giovane delegato. Parlargli significava anche sottoporsi ad un piccolo interrogatorio, da signore d'altri tempi, ma diretto, schietto, anche un po' ruvido. Era quasi la sintesi di ciò che aveva così tenacemente voluto: uno strumento che negli anni ha dato peso alle sicurezze e determinato il Welfare dei giornalisti italiani nel modo più concreto. Di lui conoscevo ben poco, appena qualche cenno di storia personale. Per questo, presa la strada di ricordi "riportati" di famiglia, gli dissi che anch'io sono figlio e nipote di partigiani. Poco più che una battuta su uno zio, Lorenzo Cravero, partigiano, Medaglia d'Oro, ucciso a Mauthausen catturò la sua attenzione e portò altre domande. Era come se Berti avesse trovato un filo comune di ragionamento, una strada per parlare ad un giovane delegato che sembrava – forse – anche disincantato rispetto a quella Cassa che aveva da poco incontrato. Quasi sembrava non comprendere, quel giovane, che il "modello" della Casagit si richiamava a concetti, forse sogni, che avevano trovato cittadinanza proprio negli anni nei quali si lottava per qualcosa di ben più grande. E forse già allora, qualcuno, immaginava giornalisti liberi di scrivere ma anche capaci di mantenere la stessa libertà e autonomia nei momenti meno facili della vita privata.

Ho conosciuto più il Presidente Berti ricoprendo il suo stesso ruolo e potendo guardare in profondità nelle ragioni e nelle tutele della Casagit. Sono andato a rileggere, cercando un filo per interpretare decisioni e momenti della nostra storia di giornalisti, i vecchi verbali di Consiglio d'Amministrazione. Ci ho trovato una sintesi estrema che oggi in parte rimpiango, sacrificata spesso alle aumentate complessità di gestione pratica e anche politica della Cassa. Ai tempi di Berti poche righe raccontavano cambi di rotta fondamentali; come l'accogliere i familiari tra i tutelati della Casagit. Poche parole senza tanti fronzoli, né vivaci oratori, dicevano che la comunità dei giornalisti si era data regole per la salvaguardia della sua salute tanto a Roma e Milano quanto nel resto del paese, cercando di dribblare le tante differenze che ieri come oggi, ahimè, restano. Una lingua ancora una volta asciutta e a tratti ruvida quella del Presidente Berti e del suo Cda; pochi numeri e meccanismi di base fondamentali, quegli stessi che anche ancora oggi ci permettono di navigare e affrontare onde alte o addirittura tempeste. Credo quella fosse, in fondo, la lingua giusta per quei tempi e per i convincimenti di Angiolo Berti: i giornalisti devono avere un sistema di tutela capace di tenere insieme previdenza e salute che è come tenere insieme solidità e schiena diritta. Come e meglio di altri professionisti di questo paese devono provvedere a se stessi salvaguardando tutti. La forza di chi ha buone retribuzioni usata per garantire chi, ieri come molto di più oggi, ha invece meno risorse. In poche parole: solidarietà al passo con la solidità dei conti per non lasciare indietro nessuno.

Daniele M. Cerrato - Presidente Casagit

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