TRA APRILE E MAGGIO :RIVOLTA DEL GHETTO DI VARSAVIA
L'insurrezione del ghetto di Varsavia. | ||
Tra i rarissimi episodi di resistenza degli ebrei contro le persecuzioni e lo sterminio attuati dai nazisti, l'insurrezione del ghetto di Varsavia (o di quanto restava di esso) fu certamente il più significativo per la sua valenza simbolica. La resistenza interna al ghetto di Varsavia si costituì nell'inverno del 1941, per iniziativa del Zukunft ("l'Avvenire"), organizzazione giovanile del Bund ("Lega"), il partito socialista ebraico attivo in Polonia già nell'anteguerra. La scelta dell'inverno del 1941 per abbozzare una qualsivoglia forma di resistenza non fu casuale: i massacri degli ebrei dell'Europa orientale ebbero inizio soltanto dopo il giugno del 1941, ovvero dopo l'aggressione tedesca all'URSS. Nel febbraio del 1941 giunsero a Varsavia, tramite i canali di comunicazione delle organizzazioni politiche ebraico-polacche, le prime notizie sulle pratiche di sterminio attuate nel campo di Chelmno e sulle fucilazioni di massa avvenute in Bielorussia e in Ucraina. Il Zukunft decise di pubblicare un foglio clandestino per diffondere le notizie conosciute su tali pratiche tra gli ebrei, in maggioranza rassegnati a subire le persecuzioni e ignari del destino che veniva riservato loro. Nel gennaio del 1942 le diverse organizzazioni politiche ebraiche tennero una conferenza unitaria all'interno del ghetto. Le organizzazioni Hashomer Hatzair (associazione di scoutismo ebraico di ispirazione sionista, fondata nel 1915) e Hechalutz (organizzazione giovanile del movimento sionista) proposero di creare un movimento di lotta comune, mentre il Zukunft, pur concordando sulla necessità di dar vita ad una vera e propria resistenza armata, cercò di raccordare le iniziative politiche interne al ghetto con la resistenza polacca e soprattutto con il Partito Socialista Polacco. Nel giugno del 1942 le autorità naziste ordinarono allo Judenrat di Varsavia di pubblicare il decreto che ingiungeva a circa 380.000 ebrei di recarsi nella Umschagplatz, raccordo ferroviario ai confini del ghetto, per dare inizio ad una operazione di Umsiedlung. Pochi giorni dopo la pubblicazione del decreto, il presidente del Judenrat, Czerniakov, si suicidò, non sopportando la vergogna di essere stato costretto a collaborare attivamente alla distruzione annunciata degli ebrei rinchiusi nel ghetto. Il gesto di Czerniakov, peraltro, lasciava pochi dubbi agli ebrei che avessero voglia di comprendere cosa stava per accadere: il presidente del Judenrat aveva collaborato con le autorità tedesche al solo scopo di salvare gli abitanti del ghetto; il suo suicidio era la più evidente testimonianza che egli stesso non riteneva possibile raggiungere lo scopo che si era prefissato. Il suicidio di Czerniakov segnò un punto di svolta per la resistenza interna al ghetto. Mentre da Treblinka, per mezzo della resistenza polacca, giungevano le prime notizie sul destino riservato agli ebrei deportati, le organizzazioni giovanili ebraiche decisero di dare un chiaro segnale della loro esistenza e di de-legittimazione di ciò che restava dello Judenrat e delle sue istituzioni: il 20 agosto 1942, mentre erano ancora in corso i rastrellamenti nazisti per la deportazione, Szerynski, capo della polizia ebraica del ghetto, venne gravemente ferito in un attentato: si trattava di un avvertimento a tutti i membri della polizia ebraica, che nei giorni del rastrellamento avevano attivamente collaborato con i nazisti. Il 20 ottobre 1942 i diversi organismi politici che nell'anno precedente avevano diffuso la stampa clandestina si unirono tra loro, formando l'Organizzazione Ebraica di Combattimento (OEC), sotto la guida di Mordechai Anielewicz. L'OEC iniziò immediatamente a reperire armi leggere per il tramite della resistenza socialista polacca e pochi giorni dopo la sua costituzione diede inizio alle azioni armate: il 29 ottobre 1942 venne ucciso in un attentato Jacob Lejkin, nuovo capo della polizia ebraica del ghetto e il 29 novembre venne gravemente ferito Jacob First, membro del Judenrat incaricato di collaborare con i tedeschi alle deportazioni. Ma la fase decisiva della resistenza ebraica ebbe inizio il 18 gennaio 1943, quando i tedeschi accerchiarono e bloccarono il ghetto, cercando di avviare la seconda fase delle deportazioni. A quell'epoca restavano nel ghetto non più di 40.000 ebrei (su circa 600.000) scampati alle deportazioni di luglio e agosto. Quando i tedeschi cercarono di penentrare nel ghetto per dare inizio ai rastrellamenti, si trovarono di fronte ad una inattesa resistenza armata e furono costretti a desistere per non subire perdite indesiderate. Da quel momento e sino all'aprile del 1943, l'OEC assunse di fatto il controllo del ghetto, contrastando qualunque azione tedesca Il 19 aprile 1943 ebbe inizio l'attacco finale dell'esercito tedesco contro il ghetto di Varsavia. Malgrado l'evidente disparità delle forze in campo e la totale inadeguatezza dell'equipaggiamento militare dell'OEC (i rivoltosi disponevano di un centiunaio di pistole, meno di cento fucili e di rudimentali bombe "Molotov" costruite con mezzi di fortuna), i combattenti ebrei opposero una strenua resistenza alle truppe tedesche, guidate dal generale delle SS Stroop. Malgrado l'intervento dei carri armati, diverse centinaia di tedeschi e di ucraini ausiliari delle SS vennero uccisi. Il 6 maggio, vista la pessima piega presa dagli eventi, il generale Stroop ordinò alle sue truppe di cannoneggiare e di incendiare il ghetto. L'8 maggio i tedeschi circondarono il comando dell'OEC, i cui dirigenti preferirono suicidarsi piuttosto che farsi catturare. Soltanto un piccolissimo numero di rivoltosi riuscì a sfuggire all'accerchiamento, utilizzando il sistema fognario per raggiungere la parte "ariana" di Varsavia. Al termine dei combattimenti, il 10 maggio 1943, il ghetto era stato letteralmente raso al suolo. Ciò nonostante, gli insorti erano riusciti ad ottenere un risultato straordinariamente importante, almeno sul piano simbolico. Non solo avevano dimostrato che la resistenza era impossibile: il loro esempio testimoniava del fatto che una opposizione più decisa alle violenze da parte di tutti gli ebrei avrebbe forse reso impossibile la realizzazione dello sterminio. |
© G. Camatarri : 1996-2004
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