Panchen Lama


 

QUINDICI ANNI FA SPARIVA L?ULTIMO PANCHEN LAMA;ARRESTATO DALLA POLIZIA CINESE:

DI LUI NON SE NE SA PIU'NULLA

Nome: Gedhun Choekyi Nyima
Nato il: 25 aprile 1989
Luogo di nascita: Lhari, Tibet

Il Panchen Lama aveva sei anni quando, nel 1995, il governo Cinese lo ha rapito assieme ai suoi genitori. All’epoca, Amnesty International lo definì “il più giovane prigioniero politico del mondo”.
Panchen Lama è il titolo che i tibetani conferiscono alla seconda più importante personalità del Tibet. "Panchen" (pronuncia : Pàncen) significa "Grande Studioso" e “Lama” è un termine usato dai tibetani per indicare un maestro spirituale. I tibetani ritengono che il Panchen Lama sia il protettore di tutti gli esseri senzienti del mondo.
Questo significa che il bambino raffigurato in questa fotografia, la sola esistente, diverrà uno dei maggiori leader del Tibet.

Perché il Governo cinese ha sequestrato il Panchen Lama e i suoi genitori?
Il motivo è essenzialmente di natura politica. Per tradizione, dopo la morte del Panchen Lama, il Dalai Lama ne riconosce la reincarnazione e, viceversa, il Panchen Lama riconosce la reincarnazione del Dalai Lama. Crescendo un Panchen Lama “di regime”, le autorità cinesi ritengono che, alla morte dell’attuale Dalai Lama, il falso Panchen Lama riconosciuto da Pechino sceglierà, come massima autorità del Tibet, una figura “fantoccio”, gradita al Partito.

I fatti
Il 14 maggio 1995 il Dalai Lama, massima autorità spirituale del Tibet e capo del governo tibetano in esilio, riconosceva in Choekyi Nyima, un bambino nato a Lhari, nel Tibet centrale, il 25 aprile 1989, l’undicesima reincarnazione di una delle più alte personalità religiose tibetane: il Panchen Lama.
Malgrado l’assoluta legittimità della scelta del Dalai Lama che, in accordo con una tradizione antichissima, ha agito in modo conforme al suo ruolo, le autorità della Repubblica Popolare Cinese hanno accusato il Dalai Lama di voler creare, con il riconoscimento del piccolo Panchen Lama, tensioni e conflitti in Tibet. Non appena il Dalai Lama ha annunciato l’avvenuto riconoscimento, Choekyi Nyima e i suoi genitori sono stati prelevati dal loro villaggio e, da allora, se ne sono letteralmente perdute le tracce. E’ inoltre iniziata, in Tibet, una durissima campagna di denuncia del Dalai Lama e di tutti quei tibetani, religiosi e laici, che si dichiarano favorevoli alla sua scelta. Il monastero di Tashilunpo, tradizionale sede dei Panchen Lama, è stato sottoposto ad un regime di rigido controllo di polizia e diverse decine dei suoi monaci sono stati arrestati o espulsi per avere pubblicamente espresso la loro solidarietà al Dalai Lama.
Come è facile immaginare, il comportamento delle autorità cinesi, in questa situazione, non solo ha urtato profondamente i sentimenti spirituali del popolo tibetano ma ha evidenziato cosa le autorità della Repubblica Popolare veramente intendano quando affermano che in Tibet esiste la più completa libertà religiosa.

Al di là di ogni altra considerazione, resta comunque il fatto, gravissimo, che, dal maggio 1995, Choekyi Nyima e la sua famiglia sono scomparsi e il governo cinese non ha mai voluto dire con precisione dove e come stiano. Di fronte alle richieste di chiarimenti inoltrate da organizzazioni umanitarie, gruppi di sostegno alla causa tibetana, movimenti sindacali, partiti politici e parlamentari di numerose nazioni, le autorità della Repubblica Popolare Cinese hanno solo ammesso che il bambino e i suoi genitori "sono stati affidati al Partito Comunista per essere protetti dai tentativi di rapimento messi in atto dai seguaci del Dalai Lama e della sua cricca".
Il 25 aprile 2005 Choekyi Nyima compie sedici anni e da dieci vive segregato. La vicenda del piccolo Panchen Lama si è aggiunta alla lunga serie di torti e di violenze che la Repubblica Popolare Cinese sta infliggendo da 50 anni agli uomini e alle donne del Tibet. Il sequestro e la detenzione continuata di un bambino di sei anni "colpevole" solo di essere stato riconosciuto come reincarnazione di un importante maestro spirituale, dovrebbe spingere ogni coscienza democratica a mobilitarsi perché questa intollerabile violenza possa cessare al più presto.

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