Mercoledì 1 Novembre 1922 | I padroni d'Italia

Il re d’ Italia è Vittorio Emanuele III
Il presidente del Senato è Tommaso Tittoni
Il presidente della Camera è Enrico De Nicola
Il presidente del Consiglio è Benito Mussolini
Il ministro degli Interni è Benito Mussolini
Il ministro degli Esteri è Benito Mussolini
Il ministro di Grazia e giustizia è Aldo Oviglio
Il ministro della Marina è Amm. Paolo Thaon Di Revel
Il ministro della Guerra è Gen. Armando Diaz
Il ministro delle Finanze è Alberto De Stefani
Il ministro del Tesoro è Vincenzo Tangorra
Il ministro dell’ Agricoltura è Achille Visocchi
Il ministro dell’ Agricoltura è Giuseppe De Capitani D’Arzago
Il ministro della Pubblica istruzione è Giovanni Gentile
Il ministro dei Lavori pubblici è Gabriello Carnazza
Il ministro delle Poste e telecomunicazioni è Giovanni A. Colonna Di Cesar
Il ministro del Lavoro è Stefano Cavazzoni
Il presidente di Confindustria è Raimondo Targetti
L’ amministratore delegato della Fiat è Giovanni Agnelli
Il presidente della Fiat è Giovanni Agnelli
Il presidente del Coni è Francesco Mauro
Il sindaco di Roma è Filippo Cremonesi
Il sindaco di Firenze è Antonio Garbasso
Il sindaco di Napoli è Alberto Geremicca
Il sindaco di Napoli è Eduardo Verdonois
Il sindaco di Bologna è Vittorio Ferrero (Commissario prefettizio)
Il sindaco di Genova è Federico Ricci
Il direttore del Corriere della Sera è Luigi Albertini
Il commissario prefettizio di Milano è Pio Carbonelli I padroni del mondo

Il presidente degli Stati Uniti è Warren Gamaliel Harding
Il segretario generale del PCUS è Losif Stalin
Il papa è Pio XI
Il segretario di stato Vaticano è Pietro Gasparri
Il presidente della Repubblica cinese è Li Yuanhong
Il re d’ Inghilterra è Giorgio V
Il primo ministro inglese è Andrew Bonar Law
Il cancelliere tedesco è Joseph Wirth
Il presidente della Repubblica francese è Alexandre Millerand Libertà di stampa• «Non sappiamo ancora se e quando la libertà di critica sarà restituita alla stampa italiana, la quale vive da alcuni giorni l’umiliazione di veder condannati alla dissimulazione o al silenzio gran parte dei giornali. Il telegramma di risposta del presidente del Consiglio al senatore Barzilai [Presidente dell’Associazione della Stampa], che cortesemente invocava la restaurazione di questa libertà, non è certamente tale da rasserenare gli spiriti e indurre alla fiducia. “Intendo – dice l’on. Mussolini – salvaguardare la libertà di stampa, purché la stampa sia degna della libertà”. Non dice però se a giudicare di ciò attenderà, contro lo Statuto del regno, un capo di governo o un qualsiasi funzionario politico, o un qualsiasi gruppo di fascisti, oppure il compito rimarrà alla magistratura interprete e tutrice delle leggi». [Cds 2 novembre 1922]Giuramento al Re• Alle ore 10 l’on. Mussolini lascia l’albergo dove alloggia a Roma per recarsi a Palazzo Viminale. Per tutto il giorno ministri e sottosegretari hanno preso possesso delle loro poltrone. Unica pausa: alle ore 13 Mussolini pranza nella sua camera in albergo. Alle ore 14.30 lo raggiungono gli on. Giuriati, Oviglio, De Stefani e Tangorra, per poi recarsi insieme a prestare giuramento al Re. [Cds 2 novembre 1922]Giacomo Acerbo segretario del Consiglio• Il Re ha firmato il decreto con cui l’on. Giacomo Acerbo, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, è nominato segretario del Consiglio dei Ministri. [Cds 2 novembre 1922]La stampa estera• Il Times accoglie con «lieto stupore» il messaggio di Mussolini a Bonar Low e Poincaré perché «gli sembra destinato a dissipare interamente l’impressione sgradevole di certe passate esplosioni verbali del leader fascista». Il Times rivela, inoltre, che la composizione del Ministero non è interamente fascista e che Mussolini cercherà di avere in un secondo momento la cooperazione dei socialisti. Il Daily Telegraph è molto più cauto: la soppressione della libertà di stampa non sembra essere un buon inizio. [Cds 2 novembre 1922]Le dimissioni di Sforza• Mussolini, apprese dai giornali le dimissioni dell’ambasciatore italiano a Parigi, il conte Sforza, gli invia un telegramma in cui lo «invita formalmente a conservare il suo posto ed a non creare imbarazzi al governo». [Cds 2 novembre 1922]Le dimissioni di Frassati• Si è dimesso anche l’ambasciatore italiano a Berlino, Pier Giorgio Frassati. [Cds 2 novembre 1922]

Dall'edizione del 1922 del Corriere della sera

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