10 GIUGNO 1940: UNA GUERRA GIA' PERSA IN PARTENZA
NON FU SOLO "DILETTANTISMO MILITARE"
Una sintetica,critica analisi di Angiolo Berti sull'assenso di milioni d'Italiani
"Dilettantismo militare". E' questa la critica di fondo che la storia ha fatto a Mussolini, condizione – come scrive nei suoi appunti Angiolo Berti,giornalista parlamentare - che contribuì in misura rilevante alla sua caduta.
E proprio oggi,a 70 anni dall'entrata in guerra dell'Italia,suonano lapidarie alcune sue valutazioni. Nel giugno di quell'anno, Mussolini visitò il fronte. Un alto ufficiale scrisse suo diario di guerra:"Il Duce ha compiuto la visita più da giornalista che da comandante. Non una parola al suo Stato Maggiore,non una visita ai comandi,non un rapporto agli ufficiali,ma solo rapide riviste alle truppe schierate,spesso senza scendere dall'automobile".
La testimonianza – come riferisce lo stesso Berti –è del giornalista Quirino Armellini da "Diario di guerra –Nove mesi al Comando Supremo".
Ma in un'analisi più ampia di quel 10 giugno 1940, Berti si chiede come Mussolini potè diventare padrone e despota di un popolo intero,coinvolgerlo in una guerra disastrosa e sentirsi,ancor più quel giorno,acclamato al grido di "Duce,duce!".
Al di là della sua personalità, ci sono da sottolineare elementi culturali,politici ed umani . Innegabilmente –precisa – una democrazia libertaria ben vissuta. Noi pagammo,con rilevanti interessi,il vuoto di una lunga struttura risorgimentale che vide l'Italia soggetta allo straniero e,per giunta,di più nazioni. Ma sul banco degli imputati anche la classe politica d'allora con le sue responsabilità.
Non solo perdemmo la libertà, ma ci trovammo coinvolti in una guerra infame senza poterci opporre al dittatore,in primo luogo,alti ufficiali compresi. L'analisi anche psicologica del personaggio è ben degna della migliore attenzione,ma altrettanto interesse è conoscere meglio i perché di tanta disfatta morale. E' storia che va sempre più conosciuta per le stesse nostre speranze di domani. La ricerca per conoscere meglio l'uomo – e ben oltre l'avventura della guerra – deve richiamarsi al suo rapporto coi cittadini che sempre lo innalzarono alle stelle.
Ricercare,anche sul terreno psicologico, i motivi del pressoché generale consenso impegna in un'analisi di fatti che,ancora, la storia deve approfondire. Che cosa fece dunque inchinare ai piedi di Mussolini la grande maggioranza degli italiani? Alla domanda Berti conclude: "Evocare la pur nota carenza di libertà non ci aiuta a percorrere l'intero cammino di un diritto leso. Se milioni d'italiani gridarono il "sì" sulle piazze,alla base ci fu l'assenso. Il perché è motivo di una ricerca che ancor oggi deve essere fatta. Le pagine della storia sono e restano aperte.
GIAN UGO BERTI
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