28 luglio 1914 :scoppia la prima guerra mondiale


LA PRIMA GUERRA MONDIALE


 

L' importanza


 

  • l'Europa finisce il suo grande ciclo, iniziato nel 1089 con le Crociate;
  • determinò la fine di imperi secolari: Russo, Tedesco, Turco e Asburgico;
  • nel 1920 inizia il fenomeno della decolonizzazione perché dopo l'aiuto fornito durante la guerra le popolazioni coloniali avevano nuove aspirazioni di libertà;
  • determinò una nuova posizione della donna all'interno della società;
  • fu una guerra di massa, combattuta non sono dai soldati ma anche da operai e contadini;
  • ebbe un consenso di massa come conseguenza alla propaganda fatta dai vari governi;
  • vide l'introduzione di nuove armi come i tanks, gli aerei , i gas e il lanciafiamme.


 

Le cause


 

Storico-politche


 

  • l'attentato di Sarajevo;
  • lo status dell'impero austro-ungarico, costituito da almeno 10 nazionalità diverse;
  • l'espansionismo e le mire nazionalistiche della Germania;
  • l'Alsazia e la Lorena, rivendicate dai francesi;
  • i Balcani, dove l'agonia dell'impero turco apriva prospettive alla Russia per il raggiungimento di uno sbocco sul mare nei Dardanelli e all'Austria per espandere la propria influenza;
  • l'Inghilterra, preoccupata dalla flotta tedesca che poteva contenderle il dominio sui mari;
  • l'Italia in competizione con la Francia nel Mediterraneo.


 

Economiche


 

L'intenso sviluppo del capitalismo nell'Europa occidentale e negli Stati Uniti aveva portato i paesi più industrializzati ad una politica imperialistica, con la ricerca di espansione dei propri mercati. In tale ottica era la Germania, ultima arrivata sulla scena economica e coloniale, la potenza più aggressiva, mentre in paesi come l'Inghilterra e la Francia i gruppi capitalistici imposero la difesa ad ogni costo dei rispettivi imperi e dei propri interessi. E non va dimenticato il mercato delle armi.


 

Socio-culturali


 

Per lo storico inglese Joll fu in particolare un dilagante nazionalismo a facilitare la scelta di entrare in guerra dei governi: una convinzione irrazionale dell'inscindibile legame dell'uomo al suo popolo e alla sua terra, unita a quella della superiorità, da affermarsi con qualunque mezzo, della propria nazione; per lo storico francese Marc Ferro, invece, va sottolineato soprattutto l'aspetto di "liberazione delle energie" che la guerra parve assumerne presso molta gioventù illusa.


 

La causa fondamentale


 

L'Europa si era schierata in due alleanze talmente rigide che una volta messe in moto non si potevano fermare: da piccole battaglie si arrivò alla guerra mondiale.


 

Lo scoppio e i caratteri principali della guerra


 

Nell'ultimatum che l'Austria presentò alla Serbia il 23 Luglio in seguito all'attentato di Sarajevo venivano formulate 3 richieste principali:

  • immediata soppressione delle organizzazioni irredentistiche;
  • divieto di ogni forma di propaganda anti-austriaca;
  • apertura di un'inchiesta sull'attentato di Sarajevo.


 

Il tono particolarmente duro non intendeva però scatenare un conflitto mortale, ma semplicemente rilanciare la politica estera austriaca. Alla scadenza dell'ultimatum, due giorni dopo, la Serbia, forse incoraggiata dalla Russia, lo respinse facendo precipitare la situazione: l'Austria, con il sostegno tedesco, rifiutò la mediazione inglese e il 28 Luglio dichiarò guerra alla Serbia. Quando la Russia mobilitò le sue truppe (30 Luglio) senza l'intento di entrare in guerra ma solo per dare appoggio alla Serbia, la Germania si mobilitò e inviò a Mosca un ultimatum al fine di revocare la mobilitazione russa. Non ricevendo risposta, il 1° Agosto la Germania dichiarò guerra a Francia e Russia e inviò al Belgio (neutrale) un ultimatum, respinto, con la minaccia di guerra in caso non avesse fatto passare l'esercito tedesco. Le dichiarazioni di guerra si susseguirono rapidamente.


 

Tattiche e fronti


 

Grande importanza ebbero i comandanti militari, vista la necessità di prendere i nemici alla sprovvista e la necessità di decisioni rapide. La prima parte del conflitto fu dunque dominata dai militari: dopo i primi sei mesi però i politici tornarono alla ribalta, visto anche che la guerra di movimento si trasformò nella logorante guerra di trincea. Tutti i principali generali di stato maggiore, che in principio avevano diretto le azioni di guerra, furono sostituiti. Inizialmente l'Alleanza (Germania e Austria) sembrava avvantaggiata, grazie all'artiglieria pesante tedesca e all'esercito austriaco; l'Intesa invece poteva contare sull'artiglieria leggera francese, sulla flotta navale inglese e sul "numero" russo. La guerra assunse subito il carattere di guerra totale, con un fronte interno impegnato a mantenere le truppe, che costituivano appunto il fronte esterno. Durante i quattro anni di battaglie, la produzione bellica e le innovazioni crebbero di pari passo e furono introdotte tecnologie sempre nuove, dai dragamine ai sottomarini ai gas velenosi.


 

L'andamento della guerra


 

Prima fase: 1914-1915


 

Scoppiata la guerra, le truppe tedesche invasero il Belgio, entrarono in Francia e giunsero a 35 Km da Parigi. Si sperava di conquistare velocemente la Francia e da lì, usando la rete ferroviaria, invadere la Russia, contando sulla sua lentezza di mobilitazione. Le truppe tedesche furono però bloccate sul fiume Marna dove in 6 giorni persero la vita 500.000 uomini. Iniziò così la guerra di trincea, che si divise su due fronti

  • occidentale, 800 km, dalle fiandre alla Svizzera
  • orientale, da Riga fino all'Austria.


 

I russi tentarono l'ingresso in Prussia, ma subirono pesanti sconfitte a Tannenberg e sui laghi Masuri. Il 31 Ottobre la Turchia entrò in guerra in appoggio degli imperi centrali. Nella primavera del 1915 gli austriaci e i tedeschi portarono una dura offensiva contro la Russia che, a causa dell'insufficiente produzione bellica, fu costretta ad allontanarsi dalla Polonia e dalla Bucovina. Intanto, nel Maggio 1915, l'Italia entrò in guerra a fianco di Francia, Inghilterra e Russia; l'Austria fu così costretta a impegnare altre forze su un nuovo fronte, quello italiano, che col tempo logorò l'esercitò asburgico.


 

L'intervento italiano


 

Sulla posizione che l'Italia avrebbe dovuto assumere in merito alla guerra, si formarono subito tre schieramenti opposti:

  • gli interventisti di destra volevano una guerra contro l'Austria che affermasse l'Italia come potenza; fra di loro c'erano i nazionalisti, gli irredentisti e la destra conservatrice antigiolittiana; alcuni cattolici conservatori volevano schierarsi invece con l'Austria contro la Francia;
  • gli interventisti di sinistra invocavano l'intervento a fianco dell'Intesa in prospettiva di una grande guerra di liberazione delle nazionalità oppresse; si trattava di democratici (Salvemini), repubblicani irredentisti, socialisti riformisti (Bissolati) e socialisti rivoluzionari (Labriola);
  • i neutralisti tendevano ad una neutralità condizionata: seguivano le tesi giolittiane, erano la quasi totalità della popolazione e la maggioranza del parlamento; si opponevano alla guerra anche la maggioranza dei socialisti (guerra = scontro tra interessi capitalistici da cui i proletari non avrebbero tratto niente) e dei cattolici (coerenti con la condanna della guerra espressa da Benedetto XV, che però in un secondo momento accettarono la guerra).


 

Intanto il governo cercò contatti con l'Alleanza che però non portarono a niente: anche se la Germania era favorevole ad un patto con l'Italia l'Austria voleva aspettare la fine della guerra prima di prendere decisioni sull'eventuale cessione del Trentino e di Trieste. Invece fu presto raggiunto l'accordo con l'Intesa: il 26 Aprile 1915 il governo Salandra sottoscrisse un trattato segreto (Patto di Londra) ignorando la volontà del parlamento. Tale patto però non era esclusivamente nazionalista, ma mirava ad acquisire territori al di là del Trentino e di Trieste. Il governo tentò di far approvare al parlamento l'entrata in guerra: le volontà interventiste di Salandra, Sonnino e del re piegarono il parlamento ad un si quasi forzato.

Il 24 Maggio 1915 fu dichiarata guerra all'Austria e nell'Agosto 1916 alla Germania.


 

Seconda fase: 1915-1916


 

Il 1915 vide la prevalenza degli imperi centrali, con il cedimento russo e con l'avanzata tedesca in Francia. Per indebolire Germania e Austria l'Inghilterra, grazie al suo predominio sui mari, aveva imposto il blocco continentale, bloccando tutte le navi mercantili che portavano agli imperi centrali rifornimenti di armi o generi alimentari.

L'Austria impiegò poco tempo a rafforzarsi sul fronte italiano: quest'ultimo, sebbene più numeroso e meno stanco di quello avversario, era sicuramente meno efficiente e sprovvisto di armi. Mancavano elmetti, mitragliatrici e le munizioni iniziarono ben presto a scarseggiare, l'aviazione era pressoché inesistente. Fu nominato comandante supremo dell'esercito italiano Luigi Cadorna (1850-1928), che rimase in carica fino alla disfatta di Caporetto. Egli portò immediatamente l'attacco alle truppe austriache, sull'Isonzo: fra il 23 Giugno e il 2 Dicembre si svolsero le famose 4 battaglie, senza però alcun successo significativo per i nostri.

Dal lato Francese ci fu la tremenda battaglia di Verdun: i tedeschi volevano portare l'attacco decisivo e tra il 21 febbraio e il 21 luglio si scagliarono contro la fortezza. Gli inglesi, per alleggerire il fronte tedesco, impegnarono l'esercito nemico anche alla Somme: questa mossa portò la vittoria per l'Intesa e fu fondamentale per evitare la caduta della fortezza strategica di Verdun.

Anche agli italiani e ai russi fu chiesto di impegnare l'Alleanza. Gli italiani sferrarono l'ennesimo attacco sull'Isonzo, che non portò risultati positivi; al contrario gli austriaci organizzarono un spedizione punitiva (strafexpedition) che tuttavia, nonostante i successi iniziali, non riuscì a giungere a Vicenza. Nel frattempo l'Austria era impegnata anche sul fronte russo dove l'esercito dello zar era entrato in azione: gli austriaci furono sconfitti e riuscirono a bloccare l'avanzata russa solo grazie all'intervento dei tedeschi. Questo ebbe esiti positivi in Italia dove Cadorna sferrò il contrattacco e il 9 agosto conquistò Gorizia.


 

Ritorno alla guerra di trincea


 

Alla fine del 1916 la guerra era favorevole all'Intesa, grazie al blocco economico inglese che logorava la resistenza degli avversari. Il 28 agosto la Romania entra in guerra a fianco dell'Intesa: viene subito invasa dalle truppe austro-tedesche, che la utilizzarono come fonte di approvvigionamento alimentare e petrolifero.

In Italia cade il governo Salandra, come conseguenza dell'impreparazione dell'esercito italiano alla guerra, e gli succede Borselli. In Inghilterra cade il governo Asquit, cui succede Lloyd George.

In novembre muore Francesco Giuseppe, imperatore austriaco: al successore Carlo I viene fatta una proposta di pace, ovviamente rifiutata.


 


 


 

Il movimento socialista


 

Particolare fu l'atteggiamento dei partiti socialisti di fronte all'eventualità e poi al protrarsi del conflitto. Negli anni prima della guerra la Seconda Internazionale aveva diffuso lo slogan del tipo:"Guerra alla guerra" perché il conflitto era estraneo agli interessi dei proletari, ma a livello nazionale prevalsero le ragioni del successo nazionale. Nel Settembre 1915 si tenne una conferenza internazionale a Zimmervald, dove veniva duramente condannata la guerra. Nel 1918 si formò la Terza Internazionale.


 

Terza fase: 1917-18


 

Nel 1917 la Germania proclamò la "guerra sottomarina totale" per isolare economicamente l'Inghilterra: questo provocò l'entrata in guerra degli USA (6 aprile 1917).

Nello stesso tempo il regime zarista russo venne rovesciato (creazione di una repubblica provvisoria guidata da Kerenskij, che decise di proseguire la guerra). I russi subirono un attacco da parte della Germania che penetrò in Russia. Assunto il potere dai bolscevichi, venne raggiunta con gli imperi centrali la pace di Brest-Litovsck (3 marzo 1918), che prevedeva la cessione alla Germania della Polonia e dei paesi Baltici e l'indipendenza dell'Ucraina. Il 6 Aprile gli USA entrano in guerra, ma arrivano in Europa solo alla fine di Giugno per l'insicurezza del presidente Wilson, causata dall'opposizione neutralista, contraria alla partecipazione ad un conflitto che gli americani non sentivano né vedevano minimamente come "loro" (politica tendenzialmente isolazionista).

Gli USA entrarono alla fine in guerra per:

  • la salvaguardia dei prestiti all'Intesa (2 miliardi di $) e all'Alleanza (5 milioni di $);
  • la tutela delle loro esportazioni, danneggiate dalla guerra sottomarina tedesca.


 

Nel frattempo le truppe italiane erano impegnate con quelle austro-tedesche. Il 24 Ottobre 1917 ci fu la disfatta di Caporetto, che portò ad un nuovo governo (Vittorio Emanuele Orlando) e ad un nuovo generale (Armando Diaz, sotto il cui comando fu instaurata una nuova linea di difesa sul Piave per impedire una ulteriore avanzata austriaca).

La disfatta di Caporetto diede ha dato luogo ad un grande dibattito che ha coinvolto storici e militari. Si è arrivati a fornire due cause di tale disfatta:

  • cause militari e strategiche

            - rafforzamento schieramento austriaco

- incomprensioni tra componenti dello stato maggiore italiano

- debolezza della linea difensiva in quella zona

  • cause generali e sociali

            - rapporto deteriorato tra le truppe italiane

- clima di forte sfiducia


 

Dopo tre anni di combattimento era chiaro che la brevità della guerra era stata un'illusione: i soldati erano stanchi e decimati, i civili erano ridotti in condizioni misere. Da questa situazione presero vita numerose manifestazioni e scioperi (strage a Torino nel 1917). In Francia il governo passò nelle mani di Georges Clemenceau.

La voglia di pace ormai era molto diffusa, la supplica di Benedetto XV di porre fine all'"inutile strage" fu solo la prima, ma anche gli interventisti vedevano ormai la guerra solo come massacro.

L'Intesa sconfisse i tedeschi nella battaglia di Amiens (11 agosto 1917). Per gli imperi centrali non c'erano più speranze di resistere:

  • la Bulgaria, attaccata dall'esercito franco-serbo, fu costretta alla resa
  • l'Austria si stava dissolvendo in seguito alle proclamazioni di indipendenza di Ungheria, Cecoslovacchia e Jugoslavia; fu sconfitta in modo definitivo a Vittorio Veneto e venne proclamata la repubblica
  • la Turchia si arrese (30 ottobre).


 

I trattati di pace


 

Nel gennaio 1919 si riunirono a Parigi i delegati degli stati vincitori: Wilson per gli USA, Clemenceau per la Francia, Lloyd George per l'Inghilterra, Orlando e Sonnino per l'Italia.

Wilson propose che sulla base dei suoi 14 punti si fondasse una grande Società delle nazioni, garante della libertà e della sicurezza dei popoli senza l'uso delle armi.


 

Trattato di Versailles (28 giugno 1919): la Germania deve


 

  • cedere alla Francia l'Alsazia e la Lorena
  • cedere alla Polonia la Posnania, parte della Slesia
  • rinunciare a tutte le sue colonie
  • risarcire gli stati dell'Intesa dei danni procurati
  • consegnare la flotta all'Inghilterra
  • accettare l'annullamento del trattato di Brest-Litovsk


 

Trattato di Saint-Germain (10 settembre 1919): l'Austria-Ungheria


 

  • si smembra in Austria, Ungheria e Cecoslovacchia
  • cede all'Italia il Trentino, l'Alto Adige e Venezia Giulia
  • cede alla Serbia la Croazia, la Slovenia, la Bosnia e l'Erzegovina.


 

Trattato di Neuilly (26 novembre 1919): la Bulgaria deve


 

  • rinunciare ai suoi porti nell'Egeo
  • cedere la Macedonia alla Serbia e alla Grecia


 

Trattato del Trianon (4 giugno 1920): l'Ungheria deve


 

  • cedere la Galizia alla Polonia e alla Cecoslovacchia
  • cedere la Transilvania alla Romania
  • riconoscere Fiume come stato indipendente


 

Trattato di Sevres (10 agosto 1920): la Turchia deve


 

  • ridurre i suoi possessi in Europa alla sola Costantinopoli
  • cedere Adrianopoli e Smirne alla Grecia
  • cedere la Cilicia e la Siria alla Francia
  • cedere la Mesopotamia e la Palestina all'Inghilterra
  • riconoscere l'Armenia e l'Arabia come stati indipendenti.


 

Questo trattato non fu rispettato dalla Turchia e fu quindi sostituito con il trattato di Losanna (luglio 1923), per il quale la Turchia riacquistava Adrianopoli e Smirne.


 

La questione di Fiume


 

Il patto di Londra non aveva accennato a Fiume. La città aveva proclamato la sua volontà di unirsi all'Italia, ma gli Jugoslavi ne pretendevano l'annessione. Gabriele D'Annunzio, a capo di una schiera di volontà, iniziò la famosa marcia di Ronchi (11-12 settembre) e, entrato in Fiume, allontanò le milizie alleate e vi proclamò un governo provvisorio.

  • Trattato di Rapallo (12 novembre 1920), stipulato dal ministero Giolitti:
    • Fiume riconosciuta stato indipendente
    • l'Italia rinunciò alla Dalmazia in favore della Jugoslavia
  • Trattato di Roma (27 gennaio 1924), stipulato dal ministero Mussolini:
    • Fiume fu annessa all'Italia
    • Porto Baros e il Delta furono ceduti alla Jugoslavia
    • la Dalmazia (eccetto Zara) rimase alla Jugoslavia.


 

Situazione dopo i trattati di pace


 

Stati vincitori: 

Conseguenze dei trattati di pace

Inghilterra

riacquistò in Europa il primato economico e politico

Francia

riacquistò in Europa il primato militare e con l'annessione di Alsazia e Lorena accrebbe la sua potenza industriale

Italia

ottenne Trento e Trieste

Jugoslavia

discordie a causa delle numerose minoranze interne

Cecoslovacchia:

discordie a causa delle numerose minoranze interne

Polonia

aveva ai confini la pressione di Russia e Germania

Romania

sentiva la forte pressione della Russia


 

Stati vinti: 

Conseguenze dei trattati di pace

Germania

perse in Europa il primato politico ed economico

Austria

privata delle sue regioni agricole e minerarie, fu ridotta ad un piccolo stato

Ungheria

privata delle sue regioni minerarie e industriali, fu ridotta ad un piccolo stato

Bulgaria

privata della Tracia orientale e di uno sbocco sul mare, entrò in crisi

Turchia

dopo il trattato di Losanna, risollevò le sue sorti

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