L'ARRESTO DI MUSSOLINI: ORDINATO DAL RE

MA SUGGERITO DAGLI ALTI GRADI MILITARI


 

Uno studio postumo di Angiolo Berti,giornalista parlamentare. Fu il generale dei Carabinieri,Cerica a condurre l'operazione,alle ore 12 del 25 luglio


 


 


 

ROMA - Fu Vittorio Emanuele III,pressato da non pochi generali,a decidere l'arresto di Benito Mussolini. Il piano – spiega in una ricerca postuma il giornalista parlamentare Angiolo Berti – venne studiato dal gen.Castellano su ordine del gen.Ambrosio,ma la decisione partì dal Quirinale.


 

Vennero fatte due ipotesi: la cattura al termine di un'esercitazione militare,l'arresto al Quirinale dopo l'udienza del lunedì. Fu una cattura che ovviamente – scrive ancora Berti – poteva essere decisa qualche mese prima,ma la preoccupazione del Governo si richiama sostanzialmente alla presenza,in Italia,di notevoli formazioni tedesche.


 

La decisione finale,comunque,è del 19 Luglio. Fu il generale dei carabinieri,Cerica che condusse l'operazione prima ancora che il Gran Consiglio si riunisse.


 

L'ordine del giorno che condusse l'Arma alla cattura è interessante. Si esortava in sostanza Mussolini a restituire al Re le prerogative statutarie ma, secondo informazioni attendibili, Vittorio Emanuele aveva già deciso di estromettere Mussolini dal Governo.


 

Fu dunque il gen.Cerica che il 25 luglio (a mezzogiorno) ricevette l'ordine dell'arresto. Brevi furono i passaggi: gen.Cerica – Ambrosio – Acquarone (Casa Reale) ma,in testa,il Re.


 


 


 


 


 


 

La scorta che accompagnò poi Mussolini alla residenza reale vi rimase fino alle 21. Non si era accorta infatti dell'arresto perché l'ambulanza, che trasportava il personaggio, era uscita da un cancello secondario.


 

Quella dunque di Mussolini fu un'avventura alla quale gli stessi antifascisti rimasero estranei. La notizia ufficiale dell'arresto giunse ad Hitler alle ore 19,trasmessa dal ministro Buffarini Guidi. In un primo tempo Hitler ritenne di dar vita alla "Operazione Alarico" (cioè occupazione dell'Italia, preparata da tempo),poi tutto,almeno per quei tempi,s'acquietò.


 


 

GIAN UGO BERTI


 

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