UN ARTICOLO DELLO STORICO RENZO DE FELICE
Un plebiscito nazionale a favore della politica del governo fascista: questo il chiaro obiettivo che Benito Mussolini avrebbe perseguito con la consultazione elettorale del 6 aprile 1924. Nonostante Mussolini avesse tutto l'interesse a che la campagna elettorale si svolgesse nella maniera più calma possibile, essa sarebbe stata in realtà contrassegnata da violenze non soltanto contro i fascisti dissidenti, ma anche contro vari oppositori. I risultati delle elezioni avrebbero fruttato al "listone" fascista 374 deputati su un totale di 535. Il successo elettorale, se aveva fornito a Mussolini una sua maggioranza, gli aveva anche consentito di compiere una grande operazione trasformistica di tipo giolittiano sul centro-destra, approfittando del progressivo svuotamento e delle contraddizioni interne delle forze liberaldemocratiche, demosociali e popolari. Ad agitare ancora di più la situazione politica subito dopo le elezioni, vi fu il rapimento dei deputato socialista Giacomo Matteotti, avvenuto il 10 giugno 1924. L'impressione destata prima dalla scomparsa e poi dalla morte di Matteotti, fu vivissima a livello politico e di opinione pubblica e il sospetto che Mussolini vi fosse in qualche modo implicato sarebbe stato pressoché generale. La "secessione dell'Aventino", con l'abbandono da parte dei deputati delle opposizioni della Camera, per certi versi risultò utile a Mussolini, che poté di fatto affrontare la crisi montante senza almeno doversi guardare da possibili intralci parlamentari. Spinto da un lato dalle ali più intransigenti del movimento fascista e dall'altro lato da varie forze liberali che gli chiedevano la "normalizzazione", Mussolini il 3 gennaio 1925 tenne un discorso alla Camera, breve ma durissimo. Era l'atto di nascita della dittatura, l'affossamento insieme delle velleità della "rivoluzione fascista" e delle forze politiche di opposizione.

di Renzo De Felice


 

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