Breve storia della bandiera italiana scritta da Lucio Villari


Il Tricolore è una bandiera politica e ideologica, come gran parte delle bandiere che, a cominciare da quella americana, sono nate tra '700 e '800 da rivoluzioni, guerre di liberazione e indipendenza, conflitti sociali, rivolte popolari. Che per quasi cento anni, dal 1848 al 1946, sia stato il vessillo, con al centro la bianca croce di Savoia, prima del regno di Sardegna poi del regno d' Italia, non deve far dimenticare che fu adottata da Carlo Alberto non quando promulgò lo Statuto (il 4 marzo 1848), ma quando il Piemonte intervenne militarmente nella prima guerra d'indipendenza contro gli austriaci, cioè dopo le Cinque giornate di Milano. Dunque, anche in questo caso, il Tricolore fu accettato dal re come simbolo di una guerra rivoluzionaria. Cioè fu restituito al suo atto di nascita che fu appunto rivoluzionario, repubblicano e unitario.

Repubblica Cispadana
Repubblica Cisalpina (1797 - 1802)
Repubblica Italiana (1802-1805)



Da Unificazione italiana

Era il 7 gennaio 1797 e da meno di un mese era stata proclamata a Reggio Emilia la repubblica Cispadana che riuniva popolazioni e città dell'Emilia e di Modena ribellatesi al loro Duca e le Legazioni dello Stato pontificio. Il tricolore repubblicano, ispirato a quello francese, adottò il verde invece del blu per richiamare il colore delle pianure della Val Padana . Quando, con l'entusiasmo per una libertà sempre sognata, a Milano fu fondata la repubblica Cisalpina (che comprendeva la Cispadana), il Tricolore della libertà sventolò dovunque. Rimase con questo preciso e indiscutibile segno politico quando la Cisalpina si trasformò, nel 1802, in repubblica italiana, con capitale Milano e tre anni dopo in regno d'Italia. In nome di questo regno sventolò dalla Lombardia al Veneto all'Istria alla Dalmazia fino alle Marche. Nel 1809 fu issato nel Trentino dove rimase fino al 1814, fino a quando gli austriaci non tornarono in forze a occupare tutti i territori italiani del nord e dell'est .Vi tornerà nel 1918.

Con il Congresso di Vienna la vecchia Europa monarchica rinacque con i vecchi sovrani e le vecchie bandiere dinastiche. Nell'Italia divisa in sette Stati il Tricolore si inabissò nelle sette segrete rivoluzionarie (tra i primi i Carbonari) o sventolando, a dispetto di polizie, censure, arresti e processi, in tutte le insurrezioni e nei movimenti liberali e democratici che per più di 30 anni attraversarono la penisola dalle Alpi alla Sicilia, fino al 1848. Fu sulle barricate di Palermo, Milano, Napoli e persino tra i volontari di Pio IX nella guerra combattuta da Carlo Alberto. L'anno dopo tornò bandiera repubblicana nella repubblica romana di Mazzini e nella repubblica di Venezia di Manin: fu impugnato dagli unitari monarchici e mazziniani e dai federalisti, dai liberali, dai democratici e dai primi socialisti: Pisacane lo portò con sé nella sfortunata spedizione di Sapri del 1857 ( la "Spigolatrice di Sapri" canterà la barca dei 300 giovani e forti che "andava a motore e batteva la bandiera tricolore"). Garibaldi e i Mille, tre anni dopo, lo pianteranno a Marsala, Salemi, Calatafimi, Palermo, Reggio Calabria, Napoli. La profezia del 1847 del 21enne Goffredo Mameli nel "Canto degli Italiani" (il nostro inno nazionale): "Raccolgaci un'unica bandiera", va letta con i versi successivi (che nessuno, mi pare, riesce a cantare negli stadi e nelle manifestazioni pubbliche), "Una speme: di fonderci insieme già l'ora suonò". (Lucio Villari)

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