Ricorrono i 150 anni della morte di un altro famoso livornese,l'anarchico,il poeta ,il musicista Pietro Gori.
Nell'occasione il Comune di Rosignano ,sua cittadina natale,ha inagurato un nuovo museo a lui dedicato

Pietro Gori (1865 - 1911)




Pietro Gori nacque il 14 agosto 1865 a Messina da Francesco Gori e da Giulia Lusoni.

Nel 1878 si trasferì con la famiglia a Livorno.
Qui giovanissimo aderì ad un'associazione monarchica da cui venne espulso per indegnità e iniziò a collaborare con "La Riforma", un periodico moderato.

Nell’ambiente universitario pisano, entrò in contatto con il mondo anarchico diventandone ben presto una delle figure più influenti.
Nel 1889 conseguì la laurea in giurisprudenza discutendo una tesi di sociologia criminale.
Ebbe i primi scontri con le autorità a causa della diffusione del suo primo opuscolo anarchico dal titolo “Pensieri Ribelli”.
Il 13 maggio 1890 venne arrestato, processato e condannato ad un anno di reclusione per avere organizzato la manifestazione e lo sciopero del primo maggio a Livorno.
Restò recluso per alcuni mesi prima a Livorno poi a Lucca, fu scarcerato il 10 novembre.

Nel 1891, a Capolago, aderì con altri esponenti dell’anarchismo italiano (Malatesta, Galleani, Merlino e Cipriani) al congresso di costituzione del Partito Socialista Anarchico Rivoluzionario.
Partecipò a Milano, come rappresentante della “Federazione cappellai del lago Maggiore” al congresso del Partito Operaio Italiano.
Tradusse per la biblioteca popolare socialista “il Manifesto del partito comunista” di K. Marx e F. Engels.

Si trasferì a Milano dove lavorò nello studio di Filippo Turati e fondò il giornale l’“Amico del popolo” i cui 27 numeri usciti furono tutti sequestrati dalle autorità.
Pubblicò le sue prime opere poetiche “Alla conquista dell’Avvenire” e “Prigioni e Battaglie”: l'intera tiratura, circa 9.000 copie, andò esaurita in un breve tempo.

Nel 1892, il 14 agosto, al congresso nazionale delle organizzazioni operaie e socialiste, tenutosi a Genova, fu tra i più strenui oppositori della maggioranza riformista che diede vita al Partito dei Lavoratori Italiani che si trasformò in seguito nel Partito Socialista Italiano.

Nel 1893 fondò la rivista “La Lotta Sociale”, ben presto costretta a sospendere le pubblicazioni per i continui sequestri.

Dopo l’attentato da parte di Sante Caserio contro il presidente della repubblica francese Sadi Carnot, Gori venne accusato dalla stampa borghese di esserne l’ispiratore.
In conseguenza di ciò, nel 1894, dopo l'approvazione voluta dal governo Crispi di tre liberticide leggi anti-anarchiche e per sfuggire ad una condanna a cinque anni, fu costretto ad espatriare clandestinamente.

Nel gennaio del 1895, a Lugano, fu arrestato con altri diciassette esuli politici italiani e dopo due settimane di prigione venne espulso ed accompagnato alla frontiera con la Germania.
Nell’occasione scrisse la famosa canzone “Addio Lugano Bella”.

Dalla Germania, passando per il Belgio giunse a Londra dove incontrò i principali esponenti dell’anarchismo internazionale da Kropotkin, a Louise Michel, da Carlo Malato a Sebastian Faure oltre naturalmente al solito Enrico Malatesta.

Nel 1895 si trasferì negli Stati Uniti d’America per un viaggio di propaganda, dove in un anno circa, viaggiando in tutto il paese tenne oltre 400 conferenze.
Qui collaborò al periodico di Patterson (New Jersey) “La Questione Sociale”.

L’anno seguente fu colpito da una grave malattia e venne ricoverato al National Hospital di Londra, dove fu assistito da Loiuse Michel.
Per l'interessamento dei compagni e dei parlamentari Bovio e Imbriani, il governo italiano gli concesse di rientrare in Italia ma lo obbligò, almeno inizialmente, a risiedere all’isola d’Elba.
A dicembre dello stesso anno si trasferì a Rosignano Marittimo presso la famiglia.
Riprese i contatti con il movimento anarchico e continuò l'attività di avvocato.

Nel 1898 difese, davanti alla Corte d’Assise di Casale, i compagni protagonisti delle rivolte di Carrara ed ad Ancona i compagni, fra cui il Malatesta, della redazione dell’"Agitazione".
Collaborò a diversi periodici anarchici fra cui l’"Agitazione" di Ancona.

Fu costretto ancora una volta ad emigrare.
A Marsiglia si imbarcò per il sud America, mentre le autorità italiane lo condannarono a 12 anni di carcere.
In sud America si fece conoscere oltre che la sua attività politica anche per le sue qualità di studioso.
A Buenos Aires fondò la rivista scientifica “Criminalogia Moderna” che ebbe decine di collaboratori in tutto il mondo.

Nel 1902 rientrò in Italia sia per motivi familiari che di salute, agevolato da un’amnistia.

Nel 1903, con Luigi Fabbri, fondò a Roma la rivista “Il Pensiero”.
Il 27 novembre dello stesso anno muorì a Rosignano Marittimo la madre.

Nel 1904 intraprese un viaggio in Egitto e in Palestina di cui diede una relazione in una brillante conferenza tenuta all’Associazione della Stampa in Roma.
Continuò poi a tenere conferenze di propaganda e a seguire la propria professione di avvocato, difendendo molti compagni nei numerosi processi penali.
Partecipò al Congresso sindacalista di Bologna organizzato da O. Dinale tenendo una relazione sul tema dei rapporti fra sindacato e partiti politici.
Partecipò alle agitazioni che si verificarono all’Isola d’Elba per la morte di tre operai ed il ferimento di molti altri per lo scoppio di un altoforno.

Nel 1909 a Portoferraio tenne la sua ultima conferenza in commemorazione di Francisco Ferrer.

L’8 gennaio del 1911 morì a Portoferraio circondato dalla sorella Bice e dall’operaio anarchico Pietro Castiglioli lasciando un'ampia produzione letteraria che spazia dal saggio politico al teatro, dalla criminologia alla poesia oltre alle arringhe e alle conferenze.
La città di Portoferraio gli ha dedicato la piazza principale del Paese, dove ha sede il municipio.

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