(foto di Elisa Figoli)
E' Morto Lido Galletto
Lido Galletto (7 giugno 1924 - 18 gennaio 2011) comandante partigiano «Orti», nasce a Caniparola di Fosdinovo (MS), in una famiglia contadina. Durante gli anni della guerra frequenta l’Accademia di Belle Arti a Firenze, classe di Architettura. Dopo la caduta del regime avvenuta il 25 luglio del ’43 ritorna a casa e insieme ad altri giovani della Valle d’Isolone e ad alcuni militari sbandati in seguito all’8 settembre organizza uno dei primi nuclei resistenti, la formazione autonoma «Orti» di ispirazione comunista e anarchica. Dall’agosto del ‘44 il gruppo di partigiani della «Orti» aderirà alla Brigata Garibaldi “Ugo Muccini” carrarese e, dal settembre successivo, sarà il distaccamento “Ubaldo Cheirasco”, una delle formazioni più attive della sarzanese Brigata Garibaldi “Ugo Muccini” di Federico Galantini e Paolino Ranieri.
Dopo la lotta di Liberazione Lido è stato insegnante di materie artistiche nella scuola superiore, pittore, scrittore e documentarista. Ha scritto diversi libri di storia della Resistenza e di memorie sulla sua esperienza partigiana, tra i quali vanno ricordati la storia di Nello Masetti “Il ribelle Carlin” e “La lunga estate” (1995 e in una edizione ampliata nel 2006, alla quale aveva collaborato anche la nostra associazione) che è uno dei più bei libri dedicati alla Resistenza sulla Linea Gotica occidentale. Dalla sua nascita Archivi della Resistenza – Circolo Edoardo Bassignani ha avuto un rapporto molto stretto con Lido Galletto, di vicinanza intellettuale, politica e soprattutto di grande affetto. Alcuni documentari del collettivo sono nati da suoi libri o dalle sue suggestioni e certamente dal suo pungolo: il partigiano «Orti» compare in “Un popolo alla macchia. 29 novembre 1944” e “Fino al cuore della rivolta. Breve storia del partigiano «Carlin»” e, ancora, in alcune trasmissioni radiofoniche realizzate in collaborazione con Contatto Radio Popolare Network. Lido era il partigiano che prima di ogni altro aveva visto nascere, e in parte aveva anche propiziata, la nostra associazione. Ci aveva sostenuto e insegnato molto ci aveva fatto scoprire partigiani e partigiane che nessuno ricordava più, era anche orgoglioso che avessimo deciso di fare della sua Fosdinovo il centro delle nostre attività.
Lido è stato la testimonianza vivente di quella “moralità della Resistenza” e di quell’etica della responsabilità (che lo portavano a prendere sempre una posizione su tutto, senza mai rimanere alla finestra) ma in lui questi valori si innestavano (è questa una metafora che avrebbe usato lui stesso) su un’originalità di pensiero e una visione profondamente poetica dell’umanità. Lido riusciva a coniugare il suo rivendicato (non meno che connaturato) ribellismo (ovvero l’appartenenza a quel giacobinismo contadino che lo inorgogliva) alla raffinatezza estetica che conquista chi si avvicina alla cultura. Senza però che queste conoscenze si rivelassero mai vacue o diventassero strumento di prevaricazione. Lido o «Orti», come ancora è conosciuto nei borghi di montagna dove ha combattuto, era un uomo che sapeva parlare a tutti, costituiva un esempio concreto dell’uomo nuovo teorizzato da Gramsci. Nelle sue superbe narrazioni si alternavano con una facilità che poteva spiazzarti, una scena di combattimento riferita analiticamente (con tutti i più minuti e scabrosi dettagli) alla contemplazione quasi estasiata del paesaggio, soprattutto quello delle adorate Alpi Apuane o, ancora, metteva in risalto un odore, un colore o un suono. A conoscerlo più a fondo, si capiva che non era tanto la necessità di impreziosire la pagina, ma qualcosa di più urgente ed essenziale che scaturiva dal profondo. Così era per la sua lingua ricercata e uno stile sempre prezioso, anche nelle conversazioni di tutti i giorni. Forse Lido vedeva in questa raffinatezza un antidoto agli orrori che aveva visto in guerra, alle tante perdite tra i compagni e i civili, che lo tormentavano ancora e lo facevano sentire in dovere di non dimenticare ciò che è stato (qui nasce la necessità di scrivere molto), di indignarsi per le ingiustizie passate come per le presenti.
Archivi della Resistenza
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