Convegno a Pontedera della Fondazione "Berti" ( 11 settembre)


 

ATTENTATI A MUSSOLINI: NOVITA' E DUBBI


 

Sei attentati in sei anni da cui usci sempre illeso


 


 

PONTEDERA -Quattro attentati in un anno(1925-1926) ed altri due, più tardi (1931 – '32). Sempre illeso in quelli portati a termine ( tre), gli altri furono invece sventati prima dalla polizia. Per Benito Mussolini si trattò solo di fortuna? E' quello che si propone di chiarire il convegno sull'argomento,promosso dalla Fondazione "Angiolo e Maria Teresa Berti" e dal Comune di Pontedera, che si svolgerà l'11 settembre prossimo (ore 17) alla "Fondazione Piaggio",con il patrocinio della Provincia di Pisa e della Regione Toscana.


 

Attentati a matrice anarchica e politica dei quali comunque si conosce molto,ma non tutto. Ben poco e dai contorni inquietanti è invece per il mistero che ancora lo avvolge l'attentato di Violet Gibson.

Emblematiche del Regime che vigeva allora in Italia sono,innanzitutto, le conclusioni. Trent'anni di carcere a Lucetti a Roma per il lancio di una bomba verso la macchina del Primo Ministro ( otto feriti), fucilati al contrario i due anarchici (Sbardellotto e Schirru) solo per aver progettato le loro distinte azioni (giugno '32 e febbraio '31). Storicamente cinica fu la motivazione della condanna per il secondo: "Attentare alla vita del Duce, è un attentato all'Umanità, perché il Duce è l'Umanità"). Venne linciato il probabile attentatore a Bologna, il quindicenne Anteo Zamboni, colpevole d'appartenere ad una famiglia di antifascisti ( fu lo stesso Mussolini a discolparlo).


 


 


 


 


 

Novità emblematiche riguardano anche Pontedera. "Non fu il pontederese Polidori a finanziare la mano di Schirru, come ha sempre voluto far credere il Tribunale Fascista,bensì il contrario "E' una pagina di storia da correggere e riscrivere – dirà Giuseppe Galzerano, uno dei relatori - comprovata dal fatto che l'assegno incriminato fu fatto a favore di Polidori (processato in ogni caso in Inghilterra per aver commesso il reato),proprio da Schirru", come amico".


 

E' dunque il Regime l'asse portante di tutti questi eventi,ed è soprattutto l'utilizzo che il regime farà di questi atti ad essere parte del congresso:la censura di stampa e l'avvento di un'informazione strettamente controllata,ad esempio,sarà il tema che affronterà Pippo Russo,giornalista e docente universitario.


 

Ma grosse novità emergeranno soprattutto dai retroscena dell' attentato più anomalo( 7 aprile 1926) e della sua protagonista, l'anglo- irlandese Violet Gibson. Susanna Franceschi, vice – presidente della Fondazione – tratterà il percorso di questa giovane donna di buona famiglia che scende in Italia e si reca a Roma ,dove trova soggiorno in una pensione gestita da religiose.

Ha con sé una pistola che,strano a dirsi per i tempi,passa tutti i controlli e le verrà sequestrata proprio dalla polizia dopo un tentativo di suicidio.

Ma la Gibson troverà,e anche questo è strano a dirsi ,una nuova pistola e con questa la mattina del 7 aprile andrà al fatidico appuntamento con Mussolini e con la storia.


 

Sconcertante è il susseguirsi degli avvenimenti. Giunge alla presenza del Capo del Fascismo,attorniato dal servizio di sicurezza, senza essere fermata. Spara un colpo di pistola ( Mussolini riporterà un semplice graffio, portando per quattro mesi un vistoso cerotto sul naso e dichiarandosi "Miracolato"), ha il tempo di premere nuovamente il grilletto, ma l'arma s'inceppa.


 

Ed il mistero continua. Viene sottratta alla ferocia della folla proprio dalle Camice Nere (cosa che non avverrà a Bologna con Zamboni), è interrogata da un funzionario che non parla inglese e lei non conosce una parola d'italiano. E' rinchiusa in una clinica romana e liberata un anno dopo. Trasferita in un ospedale psichiatrico inglese vi rimarrà


 


 


 


 


 

fino alla morte (1954), quindi ben oltre la fine della guerra,chiusa in quel silenzio che la caratterizzò sino dai primi interrogatori.

Quello che appare ancor più strano, è il disinteresse della famiglia ( il padre è un pari della Corona,Lord protettore d'Irlanda,una famiglia in vista,imparentata con i duchi di Kent, a loro volta imparentati con la Corona d' Inghilterra) e che s'affretta a definirla persona con grossi problemi d'instabilità psichica in interviste rilasciate già dal giorno dopo (8 aprile)al Times di Londra.


 


 


 

Saranno i tanti interrogativi a delineare i lati ancora oscuri,le ambiguità ,le incongruenze in un tentativo di cercare ed affrontare non tanto ciò che la scarsissima documentazione ufficiale sul caso Gibson ci dice,ma partendo proprio da ciò che non è detto.


 

Unico risultato di quell'atto, l'immediato e crudele giro di vite che il regime trovò il pretesto di dare al mondo dell'informazione. Quella notte furono bruciate diverse sedi di giornali e fu emanato l'ordine che ogni notizia sarebbe stata data, in futuro, con l'approvazione del Governo.


 

Alla fine,una domanda soltanto,inquietante,una domanda che spesso nell'affrontare l'esame della storia si pone:a chi giovò questa sequenza,per altro breve ,di attentati?E quali alleanze furono necessarie ed utili per creare certi tragici eventi?


 

GIAN UGO BERTI


 


 

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