L'incidente


L'incidente avviene tra Ustica e Ponza il 27 giugno 1980 al velivolo DC9 I-TIGI appartenente alla compagnia Itavia.

Il volo con nominativo IH870 decolla dall'aeroporto di Bologna alle ore 20.08, con due ore di ritardo, diretto a Palermo e si svolge regolarmente nei tempi e sulla rotta previsti fino all'ultimo contatto radio tra velivolo e controllore procedurale di Roma Controllo, che avviene alle 20:58. Alle 21.04, chiamato per l'autorizzazione di inizio discesa su Palermo, il volo IH870 non risponde. L'operatore di Roma reitera invano le chiamate; lo fa chiamare, sempre senza ottenere risposta, anche dal volo KM153 dell'Air Malta, che segue sulla stessa rotta, dal radar militare di Marsala e dalla torre di controllo di Palermo.

Passa senza notizie anche l'orario di arrivo a destinazione, previsto per le 21.13. Alle 21.25 il comando del Soccorso Aereo di Martina Franca assume la direzione delle operazioni di ricerca, allerta il 15° Stormo a Ciampino, sede degli elicotteri HH3F del Soccorso Aereo. Alle 21.55 decolla il primo HH3F e inizia a perlustrare l'area presunta dell'incidente.

Numerosi elicotteri, aerei e navi partecipano durante la notte alle ricerche nella zona. Solo alle prime luci dell'alba viene individuata da un elicottero, al largo di Ustica, una chiazza di carburante e poco dopo, nei pressi, le prime vittime, bagagli e rottami galleggianti.

È la tragica conferma che il velivolo è precipitato in quella zona del Tirreno, tra Ustica e Ponza , dove la profondità supera i tremila metri.

Le vittime del disastro sono ottantuno, di cui tredici bambini, ma si ritrovano e recuperano i corpi di sole trentotto persone.

Le vittime
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Notevole lo sforzo investigativo compiuto . Sono stati investigati per ogni vittima tutti gli elementi che potessero in qualche maniera collegarla a qualche possibile movente .

Particolare cura viene dedicata ai motivi del viaggio , ai rapporti parentali , ad eventuali collegamenti con ambienti criminali o precedenti penali.

Nella immediatezza , per ragioni contingenti che vengono diffusamente spiegati non venne fatta l'autopsia sulle trentotto salme ricuperate ma solamente su sette.

Si compivano anche ricerche al fine di accertare se alcuno dei passeggeri avesse avuto precedenti o pendenze penali.

Si appurava così che Alberto Bonfietti, segretario provinciale e regionale dell’organizzazione extraparlamentare “Lotta Continua, era stato denunciato per aver promosso manifestazioni sediziose e senza preavviso, per occupazione della facoltà di sociologia dell’università di Trento nonché per violenza a pubblico ufficiale;

Giuseppe De Cicco era stato denunciato per macellazione e trasporto clandestino di carni e violazione di domicilio;

Giacomo Filippi lo era stato per trasporto di partita per uso zootecnico sprovvista del prescritto certificato sanitario;

Vito Fontana per lesioni personali colpose;

Andrea Guarano per incendio doloso e per prelievo irregolare di energia elettrica;

Giuseppe Manitta aveva precedenti per furto aggravato, commercio di stupefacenti, esercizio abusivo di commercio e emissione di assegni a vuoto;

Carlo Parrinello era stato denunciato per violazione di legge sulla caccia; Anna

Paola Pelliccioni era stata denunciata per omessa custodia di animali.

Si appurava altresì che il coniuge di De Lisi Elvira, Parisi Roberto, imprenditore edile, consigliere delegato del gruppo ICEM (Costruzioni Elettriche Meccaniche), sarà ucciso dalla mafia a Palermo nel 1985.

In effetti nessuno dei passeggeri aveva precedenti tali da motivare azioni di vendetta o di minaccia. Si tratta di denunce e condanne, ad eccezione del Manitta, per reati minimi. Anche i precedenti del Manitta però sono di criminalità comune
Le ipotesi sulle cause del disastro
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Semplificando tutte le ipotesi circa le cause del disastro possono ricondursi a tre filoni principali:

Il primo, quello del cosiddetto "scenario aereo", presuppone la presenza di un certo numero di aerei militari nei pressi del DC9 che ne avrebbero cagionato la caduta; o mediante un missile o per "quasi collisione";
il secondo, nega la presenza di qualunque aeroplano estraneo o sconosciuto e attribuisce ad una bomba la causa della caduta;
Il terzo filone è quello del cedimento strutturale.


Da chi sono sostenute



La presenza di uno "scenario aereo" è sostenuta dal dottor Priore, dalle parti civili, e dalla maggior parte delle ricostruzioni mediatiche. L'inesistenza dello scenario aereo e l'attribuzione ad una bomba come causa della caduta è sostenuta dalle difese dei "generali" e solamente da una piccola parte dei media. L'ipotesi del cedimento strutturale non è in pratica sostenuta da nessuno.



Particolare la posizione dei Pubblici Ministeri che nella loro "requisitoria", prima della sentenza-ordinanza Priore, indicano come causa più probabile la bomba e come meno probabile il missile. Al processo, dopo, naturalmente la loro posizione si è adeguata a quella del dottor Priore.



Le ipotesi secondo l'opinione pubblica



Per effetto di una campagna mediatica praticamente orientata quasi esclusivamente verso le ipotesi della "battaglia" e del relativo complotto per nasconderla, la parte maggiore della opinione della gente ha questa convinzione.



Come il quadro politico valuta le ipotesi



Nel quadro politico le posizioni , seppure con diverse sfumature e distinguo , sono orientate :

a favore dello scenario aereo , le sinistre ( tra queste con maggior vigore le componenti pacifiste e antiatlantiche);
per l'ipotesi bomba , le destre.


Notevole anche tra i due schieramenti politici, una tendenza a non prendere posizione e a restare nel generico. Si può supporre questo sia dovuto, in parte a onestà intellettuale, in parte a mero calcolo elettorale per non opporsi al sentire comune.



La sostanziale mancanza di una posizione ufficiale



Ufficialmente difficile dire e definire quale sia la posizione ufficiale. Numerose le interrogazioni parlamentari sull'argomento. Indubbio che nel corso dei lunghi anni dell'indagine i molti governi, di ogni colore e orientamento politico, abbiano più che altro evitato di prendere posizioni chiare e nette. Si ritiene che la posizione più netta di un governo, sia quella espressa nella seduta n. 200 dell'8/10/2002 dove alla interrogazione, presentata dall'Onorevole Tucci, e intitolata:

"Esigenza di una corretta e completa informazione sulla strage di Ustica - n. 2-00257" , alla quale rispondeva il Ministro Giovanardi con una lunga e dettagliata analisi del caso.



La posizione dei collegi peritali



La posizione dei collegi peritali richiede, per essere valutata un discorso più approfondito. Occorre infatti tenere presente, anche l'epoca e lo stato del recupero del relitto:

Commissione Luzzati, nominata dal Ministero dei Trasporti, nell'ultima relazione preliminare indica in una esplosione la causa, senza poterla attribuire alla bomba o al missile per la non disponibilità del relitto;
Collegio Blasi, nominato dall' Ufficio del Giudice Istruttore, dispone di circa il 30% del relitto, si esprime in un primo tempo a favore dell'ipotesi missile; in un secondo tempo a seguito di un certo numero di quesiti supplementari posti dal Giudice Istruttore, e anche per i risultati, avuti nel frattempo, da una perizia Selenia sui dati radar, il Collegio si divide, tre membri si esprimono a favore del missile, due membri invece a favore della bomba;
Collegio Misiti, nominato dall' Ufficio del Giudice Istruttore, dispone di circa il 90% del relitto, dichiara tecnicamente sostenibile la sola ipotesi bomba. Due membri, il Prof. Casarosa ed il Prof. Held, allegano alla Perizia una "Nota Aggiuntiva" nella quale pur ribadendo il parere unanime del collegio, ritengono doveroso formulare alcune osservazioni sulla correlazione fra esplosione interna e l'eventuale presenza o meno di altri velivoli. Affermano in sintesi di essere d'accordo sulla bomba solamente se può essere esclusa la presenza di altri aerei, in caso contrario a loro parere andrebbe riconsiderato il caso di "quasi collisione" come possibile chiave interpretativa dell’evento
Collegio Radaristico Dalle Mese-Donali-Tiberio, nominato dall' Ufficio del Giudice Istruttore, trae conclusioni in parte contraddittorie e che si prestano ad ogni interpretazione. Nel mentre afferma che le tracce radar non confermano la presenza di velivoli non identificati intorno al DC-9 nel punto della tragedia per un raggio di 50/60 miglia, affermano anche che questa presenza non può essere esclusa. Ritiene possibile la presenza di un velivolo nella scia del DC9, esclude la manomissione delle registrazioni radar, ritiene che quella sera era presente una complessa situazione di velivoli militari.


La valutazione giudiziaria processuale delle ipotesi



La sentenza ordinanza Priore del 1999 stabiliva, in palese contrasto con le conclusioni peritali di Ufficio, che il DC9 Itavia, coinvolto in una battaglia aerea occulta tra aerei militari, precipitava per "quasi collisione" con uno di questi. Secondo l'interpretazione Priore, il mancato accertamento dei responsabili e della nazionalità dei belligeranti e in sostanza la mancanza sostanziale delle prove di quanto avvenuto, dipendeva da una estesa opera di occultamento e depistaggio effettuata dall'Aeronautica Militare. Per questa ipotesi di reato si tenevano i processi successivi, l'esito dei quali con l'assoluzione completa degli imputati, negava sostanzialmente la possibilità che la "battaglia" ipotizzata dal Dottor Priore fosse mai avvenuta.

La campagna mediatica
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All'indomani della sciagura la prima ipotesi formulata dalla stampa fu quella dell’esplosione di una bomba a bordo del velivolo. L'ipotesi prendeva spunto, ,da una telefonata di rivendicazione , forse fatta dai NAR, sulla presenza dell'estremista di destra Affatigato sul velivolo. Ipotesi, questa, che nell’ambito di poche ore, perdeva di credibilità, in quanto l'Affatigato, attraverso la propria madre, aveva fatto sapere di esser vivo e all'estero.



Ma già il 29 giugno il quotidiano L'Occhio di Roma lanciava l'ipotesi della collisione con altro velivolo, rilevando che, contigua all'aerovia Ambra 13, correva un’aerovia riservata ai velivoli dell'USAF. L'ipotesi della collisione sarà portata avanti dalla stampa nei giorni a seguire, nonostante le smentite delle autorità politiche (si ricordi anche l'anonimo a Lotta Continua). L'Unità e L'Occhio si interrogavano sulla provenienza dei relitti non appartenenti al DC9 dell'Itavia recuperati in mare; l'Unità pubblicava anche il nome di due piloti statunitensi che sarebbero scomparsi il giorno della sciagura dell'aereo dell'Itavia; ipotesi che però troverà immediata smentita, in quanto l'incidente era accaduto nel mese di aprile e i due piloti erano stati salvati.



Ma c'è anche chi inizia a parlare dei problemi dell'Itavia e della scarsa manutenzione dei velivoli, alimentando questa ipotesi con interviste ad alcuni piloti della società e con la dichiarazione del deputato Corallo, che riferiva come un funzionario dell'Alitalia, alcuni mesi prima, lo avesse messo in guardia contro le carcasse volanti dell'Itavia (Paese Sera - Il Giorno - Repubblica - Il Tempo).



Nei primi tempi, pertanto, l'attenzione della stampa si focalizzava in prevalenza sia sull' ipotesi del cedimento strutturale che sulla collisione. L’ipotesi di abbattimento da missile si affacciava la prima volta sul quotidiano Il Tempo del 29 giugno 80, ma soltanto per escluderne l'attendibilità; mentre, su Paese Sera del 30 giugno se ne riferiva collegandola ad aereo militare in una esercitazione NATO. Ipotesi, questa, che ritornava sui mezzi d’informazione di tanto in tanto fino ad acquistare più vigore a seguito delle dichiarazioni rilasciate alla stampa dal presidente dell'Itavia, Davanzali, ed al Parlamento dal Ministro dei Trasporti, Formica, a dicembre del 1980.



Non mancavano, infine, riferimenti a connessioni con la caduta del MiG libico (L'Occhio del 23 luglio) e con la strage alla stazione ferroviaria di Bologna (Corriere della Sera del 19 agosto).

In seguito per molti anni l'orientamento della campagna mediatica seguiva prevalentemente il filone della battaglia aerea con netta prevalenza verso l'ipotesi missile. Questo orientamento continuava anche dopo il deposito della Ordinanza-Sentenza dal Giudice Priore Di notevole vigore e altamente insultante la campagna avversa ai generali rinviati a giudizio in dispregio completo della cosiddetta presunzione di innocenza.



Durante lo svolgimento del processo in Corte Assise ( dal 2000 al 2004 ) si assiste ad un sostanziale silenzio mediatico. Alla sentenza i commenti delle varie testate giornalistiche rimangono grossomodo allineati alle stesse tesi di prima del processo, anche se si può notare sottili differenze. Molti commentatori iniziano a usare la più neutra allocuzione : "il DC9 precipitato" invece della precedente "il DC9 abbattuto"



Dopo le sentenze della Corte di Assise di Appello e della Cassazione, ben pochi i media che approfondiscono il merito e il profondo significato, anche giuridico, delle sentenze di assoluzione. La parte maggiore si dilunga su considerazioni giuridicamente errate interpretando l'assoluzione, con la formula "perchè il fatto non sussiste", sminuita di valenza assolutoria in quanto avvenuta ai sensi dell'articolo 530, secondo capoverso. Viene fatto passare, erroneamente, all'opinione pubblica il concetto che l'impianto accusatorio Priore sia accettato dalla Corte, che lo scenario aereo esistesse davvero e che gli imputati siano stati mandati assolti perchè non esistevano abbastanza prove per condannarli.

Dal sito vittime di Ustica

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