Per Non Dimenticare Eccidio di Gubbio

Eccidio di Gubbio Eccidio di Gubbio

Il pomeriggio del 20 giugno del 1944 un ufficiale tedesco viene ucciso e un altro ferito dai partigiani nel comune di Gubbio, i soldati tedeschi iniziano subito un rastrellamento per le vie della città, alla sera dopo un intervento del vescovo Ubaldi sembra che il rastrellamento si fermi, e il vescovo viene rassicurato dal comandante dei nazisti che non ci sarà più nessuna rappresaglia, invece il mattino del giorno seguente il rastrellamento riprende e in maniera ancora più vigorosa del giorno precedente, anche se nella notte non è successo assolutamente niente per poter dar adito alla ripresa della rappresaglia, vengono catturati indiscrinatamente uomini donne e ragazzi, alcuni dopo un sommario interrogatorio vengono rilasciati, ma quaranta persone vengono trattenute, e alle prime luci dell'alba del 22 giugno 1944 una parte di loro viene obbligata a scavare una fossa, mentre gli altri vengono legati e massacrati di botte, poi quelli che hanno scavato la fossa vengono fucilati, mentre gli altri vengono uccisi con un colpo di pistola. Oggi nel posto dove è avvenuto il macabro massacro sorge un Mausoleo in ricordo dei quaranta civili uccisi dai tedeschi.



Stragi naziste in Umbria: senza nome i responsabili
Marco Paganini
Gubbio. Rimarranno senza nome anche i responsabili della strage di Gubbio. È il 22 giugno del 1944 e le truppe naziste in ritirata scatenano una violenta rappresaglia per vendicare la morte di due ufficiali per mano di una squadra dei Gruppi di Azione Partigiana. Per ritorsione i militari tedeschi commettono in Umbria uno dei tanti massacri di civili che hanno segnato per sempre la storia di città e paesi con una scia di sangue che costringerà a scrivere ben 15 mila nomi su lapidi e cippi, disseminati su tutto il territorio nazionale.

Subito dopo l’attacco della Resistenza iniziano i rastrellamenti e la cattura dei civili, parte dei quali vengono poi fucilati e sepolti nella fossa che loro stessi sono stati costretti a scavare. A questi quaranta martiri la città ha dedicato anche un mausoleo, nel luogo dell’esecuzione, per non perdere la memoria di un crimine i cui responsabili non sono mai stati portati in un tribunale. Le indagini sulla strage ci furono, ma gli elementi raccolti vennero archiviati in un apposito fascicolo e mai utilizzati. Quel fascicolo, insieme ad altri settecento su altrettante stragi naziste, rimase «archiviato provvisoriamente» e illegalmente fino al 1994 quando alcune denunce hanno finalmente avuto seguito e sono iniziati i processi.

NOMI E COGNOMI DEI RESPONSABILI. Non verrà mai punito, invece, chi ordinò ed eseguì la fucilazione dei 40 eugubini: il procuratore militare di Roma, Antonino Intelisano, ha infatti deciso l’archiviazione dell’inchiesta perché il tempo, la prescrizione e la difficoltà di trovare testimoni e colpevoli l’avrebbero resa inutile, nonostante il fascicolo riportasse testimonianze, nomi e cognomi degli ufficiali tedeschi che ordinarono la rappresaglia. Contro l’archiviazione dell’inchiesta sui fatti di Gubbio e Capistrello (33 civili uccisi il 21 novembre 1943) è nato il «Comitato per la verità e la memoria» che, lanciato dai sindaci Goracci e De Meis, ha poi raccolto l’adesione di alcuni deputati, del presidente della Regione, della Provincia e anche il sostegno del presidente della Camera, Casini. Il sindaco di Gubbio, Orfeo Goracci, non ha condiviso la scelta del Procuratore Militare di archiviare l’indagine e si è quindi rivolto al Presidente della Camera che ha assicurato tutto il suo appoggio affinché la Commissione parlamentare inizi al più presto le indagini. È infatti ormai chiaro che l’unica inchiesta a proseguire sarà quella della Commissione parlamentare creata nel 2001 (ma non ancora insediata) allo scopo di accertare le responsabilità politiche di chi decise l’insabbiamento dei settecento fascicoli sulle stragi per non mettere in imbarazzo l’esercito tedesco, nuovamente alleato italiano dopo il suo ingresso nella Nato.

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