- Emilio Gentile, grande storico del fascismo, bacchetta i politici. Dal blog La nostra storia di Dino Messina.
11/09/2008
Emilio Gentile, grande storico del fascismo, bacchetta i politici
Scritto da: Dino Messina alle 19:43
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Emilio Gentile è uno dei maggiori storici del fascismo, anche perché si è formato ed è cresciuto alla scuola di due grandi: Renzo De Felice e George Mosse. Riportiamo quindi molto volentieri alcuni estratti dell'intervista che ha rilasciato a Simonetta Fiori di <Repubblica>. Ragionamenti e critiche che vanno letti e capiti al di là dello schema destra e sinistra. L'intervista naturalmente riguarda le sortite del sindaco di Roma Gianni Alemanno sul fascismo e le leggi razziali e del ministro della Difesa Ignazio La Russa sui soldati che combatterono per la Repubblica sociale. Temi di cui già ci siamo occupati in questo blog.
Riportiamo alcuni estratti delle risposte di Emilio Gentile senza commentarle, invitando i vari contributors di questo blog a farlo.
<E' il nostro Paese, la nostra cultura nazionale - esordisce Gentile - a non aver mai fatto i conti fino in fondo con il totalitarismo fascista. Le recenti sortite del sindaco di Roma e del ministro della Difesa avvengono in un contesto politico e culturale che le legittima, in un terreno favorevole concimato in questi anni da formulazioni e stereotipi diffusi purtroppo anche in parte della storiografia e del discorso pubblico>.
A proposito delle dichiarazioni fatte da Alemanno in Israele Gentile osserva: <Non capisco come possano stare insieme il riconoscimento della natura totalitaria del fascismo con la sua assoluzione fino alle leggi razziali. Gran confusione alberga nella destra postfascista italiana, con un equivoco di fondo. Partiamo da una domanda essenziale: la dittatura è un fatto accidentale o appartiene all'essenza del fascismo? Le leggi razziali sono estranee a ciò che il fascismo era stato fino a quel momentio? Se noi optiamo per una lettura accidentale, le leggi antisemite furono un incidente di percorso dovute a influenze esterne. Con tutto quello che ne consegue: la buona fede, il patriottismo, i valori di chi servì il fascismo>.
E sulla buona fede dei ragazzi di Salò, richiamata dal ministro La Russa, Gentile osserva: <Per capire storicamente si deve considerare anche la buona fede. Ho scritto anch'io sul patriottismo della Rsi. Ma la buona fede non può essere un criterio di valutazione storica! Se avessero vinto Mussolini e il Fuehrer, che ne sarebbe stato di questi patrioti idealisti e non fascisti?>.
Interessante infine la considerazone sulla strumentalizzazione che a volte viene fatta di De Felice: il nome del grande storico scomparso nel 1996 viene spesso <citato per giustificare la riduzione del male del fascismo alle leggi antisemite e ridimensionare il problema della Rsi al patriottismo in buona fede... Sulle leggi razziali De Felice scrive che la responsabilità maggiore fu di Mussolini, della sua "incosciente megalomania" di trasformare gli italiani "in nome di principi e ideali che erano negazione di ogni principio e ogni ideale". Più chiaro di così. E ancora: "La tragica conclusione del fascismo è nelle sue stesse premesse e nella sua logica, nella sua sostanza antidemocratica e liberticida, nella sua mancanza di rispetto per i valori più elementari della personalità umana". Anche su Salò si espresse in modo inequivocabile, attribunedo alla Rsi l'origine della guerra civile. Non sono opinioni assolutorie>.
Infatti non possono essere messe in campo opinioni assolutorie.
Seguendo il discorso del prof. Gentile - ed il dibattito aperto dal 1996 dalle prese di posizione di Violante - dovremmo tutti, storicamente, riconoscere che il fascismo fu un regime dittatoriale e personale, che aveva già nelle sue radici anche le premesse della sua fine.
Ma allora si potrebbe avere "rispetto" per quelli che persero ed erano anche dalla parte sbagliata, se si riconoscesse la guerra civile '43/45 - cosa mai avvenuta sul serio - finendola con la cobelligeranza, la fuga ad ortona - con le garanzie incrociate alleate e tedesche al sovrano d'italia - e parlando chiaro sui governi CLN, la svolta di salerno, il ruolo di togliatti nell'ambito del comimform e dei patti di jalta.
Allora si declasserebbero i fatti orribili avvenuti a p.le loreto, le foibe e le vendette dell'immediato dopoguerra a quello che sono stati: vendette post guerra civile.
Altro macigno conseguenziale sono stati "l'arco costituzionale" ed il fatto che da noi, per decenni, sinistra equivaleva solo a pci e destra a fascismo.
Oggi qualcosa è cambiato nello scenario internazionale e nazionale, salvo poi i soliti rigurgiti ideologici e faziosi da post elezioni.
Ma è o non è un'altra repubblica l'attuale, dopo la rivoluzione" del '92/93?
Qualche dubbio è legittimo.
franpizz
La scuola di Francoforte e l'analisi della personalità autoritaria
La Scuola di Francoforte (operante dagli anni ’20 agli anni ’70) ha sviluppato una teoria critica del capitalismo e del comunismo sovietico, alla luce dell'ideale rivoluzionario di un'umanità futura libera e disalienata. Il pensiero critico mira a smascherare le contraddizioni dei due suddetti sistemi e a prospettare un modello utopico alternativo a entrambi. Il quadro di riferimento teorico Theodor Adorno Max Horkheimer Herbert Marcuse Leo Löwenthal Erich Fromm Jürgen Habermas Franz OppenheimerOpere • Max Horkheimer, (1930), Anfänge der bürgerlichen Geschichtsphilosophie. Gli inizi della filosofia borghese della storia. Da Machiavelli a Hegel. • Erich Fromm, Max Horkheimer, Herbert Marcuse (1936), Studien über Autorität und Familie: Forschungsberichte aus dem Institut für Sozialforschung, Studi sull'autorità e la famiglia • Erich Fromm (1941), Escape from freedom, Fuga dalla libertà • Max Horkheimer, Theodor W. Adorno (1947), Dialektik der Aufklärung. Philosophische Fragme
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