SANDRO PERTINI


 

 IL PRESIDENTE

PIU’ AMATO DAGLI

ITALIANI


(

di Luca Molinari

Sandro Pertini nacque nel 1896 a Stella, in provincia di Savona e, dopo gli studi ed il conseguimento della laurea in giurisprudenza, si avvicinò alla vita politica aderendo e militando nel Partito Socialista Italiano di Filippo Turati.

Rimarrà fedele a tali idee ed al Partito Socialista per quasi un secolo, fino alla morte avvenuta nel 1990, vivendo due guerre mondiali, la dittatura fascista ed infine, finalmente, la democrazia repubblicana di cui fu un indubbio ed indiscusso protagonista.

Fin da allora la visione del socialismo di Pertini fu rappresentata dal tentativo di far coesistere la libertà con la giustizia sociale, ritenendo impossibile la realizzazione dell’ideale socialista senza tenere in considerazione gli elementi prima citati; Non vi è libertà senza giustizia sociale e non vi è giustizia sociale senza libertà, amava ripetere l’anziano esponente socialista.

Fu uno dei massimi esponenti dell’antifascismo e, durante il ventennio, fu esule in Francia dove, per guadagnarsi un misero stipendio, fece i lavori più umili.

Innumerevoli furono le condanne giudiziarie infertegli dal regime, alcune prevedevano anche la pena capitale, ma in ogni caso Pertini seppe salvarsi riuscendo a mantenere ruoli di primo piano nel mondo dell’antifascismo, prima, e, poi, della Resistenza.

Dopo il 25 luglio 1943 Pertini rientrò in Italia assumendo, con Nenni, Saragat e Basso, la guida del Partito Socialista e, con il comunista Emilio Sereni e l’azionista Leo Valiani, la guida del Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia (C.L.N.A.I.).

Fu proprio in virtù di tale carica che, il 25 aprile 1945, promosse l’insurrezione nazionale contro i nazi-fascisti: l’Italia era finalmente libera e si apriva una nuova era di pace e di sviluppo.

Pertini partecipò fin da subito alla vita politica del Paese e del suo partito in seno al quale fondò una piccola corrente il cui compito era quello di mediare tra le posizioni di Nenni e quelle di Saragat: ciò non gli riuscì e vi fu la scissione di Palazzo Barberini.

Custode dell’autonomia socialista e dell’unità del movimento dei lavoratori si oppose all’esperienza del Fronte Popolare in quanto minava l’indipendenza del PSI rispetto al PCI e non fu entusiasta del centro-sinistra poiché discriminava i comunisti e metteva fine alla stretta collaborazione tra i due principali partiti della sinistra.

In piena contestazione studentesca del 1968 Pertini divenne Presidente della Camera dei Deputati, il primo uomo politico non democristiano e di sinistra a ricoprire tale incarico e, dieci anni dopo, in pieno terrorismo a pochi mesi dall’omicidio di Aldo Moro e della strage di via Fani, fu eletto alla Presidenza della Repubblica con l’appoggio di tutti i partiti democratici ed antifascisti dopo essere stato candidato a tale carica dal democristiano Benigno Zaccagnini, dal comunista Alessandro Natta e dal repubblicano Ugo La Malfa.

La Presidenza Pertini fu caratterizzata da una svolta, da una nuova concezione della massima carica dello Stato: ogni suo atto, ogni sua azione avevano il compito di rinsaldare il legame tra i cittadini e lo Stato.

Furono anni duri il terrorismo ancora forte, le sciagure naturali, la crisi economica e sociale, ma furono anche anni di eventi lieti come la vittoria al mondiale di calcio in terra di Spagna nel 1982: in tutte queste occasioni, brutte o belle che fossero, vi era una certezza: la presenza del Presidente della Repubblica Sandro Pertini.

Tale comportamento fecero dell’anziano esponente socialista il presidente più popolare e più amato dagli Italiani, poiché, come ha scritto Indro Montanelli “Non è necessario essere socialisti per amare Pertini. Qualunque cosa egli dica o faccia, odora di pulizia, di lealtà e di sincerità”.

di Luca Molinari

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un'altra biografia scritta da GIACOMO FRANCIOSI

 
 

Sandro Pertini
(1896 – 1990)

Di Giacomo Franciosi


Alessandro Pertini, per tutti Sandro, non è stato solo uno degli ad oggi undici presidenti della Repubblica Italiana, è stato senz’alcun dubbio o paura di essere confutato, il più significativo e apprezzato in Italia e nel mondo tra i rappresentati del nostro paese.
Combattente per la libertà, antifascista, socialista, insigne rappresentante delle istituzioni e simbolo di unità della patria, Alessandro Pertini nasce a Stella (Savona) il 25 settembre del 1896, da Alberto proprietario terriero e Maria Nunzia, ha tre fratelli (dei quali, Alberto, morto drammaticamente nel campo di concentramento di Flossemburg in Germania il 25 aprile 1945), e una sorella.

Svolge studi liceali, consegue la laurea in giurisprudenza presso l’università di Genova, nel 1917 viene chiamato alle armi, si troverà a combattere seppur simpatizzante socialista e dunque neutralista , viene inviato quale sottotenente di complemento sul fronte dell’isonzo e sulla bainsizza (l’altopiano carsico a nord-est di Gorizia, la cui conquista da lì a poco, costerà all’esercito italiano la disfatta di caporetto).
Al fronte, Pertini si distingue per operatività e temerarietà, viene proposto per la medaglia d’argento al valor militare, per il suo ruolo guida nell’assalto al monte Jelenik.

Nel 1918 rientrato dal pantano della guerra, inizia la sua militanza nelle fila del partito socialista italiano, in questi anni si trasferisce a Firenze ospite del fratello Luigi, nel 1924 consegue una seconda laurea in scienze politiche, ed entra con più vigore nel circolo delle personalità osteggianti il fascismo, allora da poco al potere, al suo fianco i fratelli Rosselli, Guido Rossi, Gaetano Salvemini.
Oggetto di rappresaglie squadriste, nel 1925 viene arrestato per volantinaggio, e l’anno seguente viene nuovamente condannato per la sua opera di fiero oppositore al regime e condannato al confino per 5 anni sull’isola di S.Stefano, nel cui imponente carcere transitarono altri illustri antifascisti (Amendola, Romita, Spinelli, Terracini).

Entrato in clandestinità, e sfuggito alla cattura, Pertini ripiegò prima a Milano, quindi espatriò verso la Francia assieme a Filippo Turati (padre del partito dei lavoratori italiani, poi Partito socialista italiano) e con l'aiuto di Carlo Rosselli (teorico del socialismo liberale) e Adriano Olivetti (L’industriale dell’azienda Olivetti).

Pertini non frenò il proprio attivismo neppure in esilio e nel 1929 tornò in Italia con passaporto falso, ma di lì a poco venne arrestato e condannato dal tribunale speciale per la difesa dello Stato a 11 anni di reclusione. Riacquistò la libertà solo nell'agosto del 1943 per rigettarsi subito nella resistenza antifascista. Catturato dalle SS (le spietate unità paramilitari naziste) assieme a Giuseppe Saragat ( futuro presidente della repubblica e leader del PSDI) venne condannato a morte; la sentenza non ebbe seguito per l'azione di un gruppo partigiano che permise la fuga.

Nel 1945 è membro attivo del comitato di liberazione nazionale (CNL), partecipa alla liberazione di Firenze, e con Longo e Valiani guida la rivolta di Milano, in questi mesi conosce la sua futura compagna la giovane staffetta partigiana Carla Voltolina (1921-2005) che sposerà l’8 giugno 1946.
E’ sua la voce che via radio, il 25 aprile 1945 comunica al popolo italiano la vittoria sul Nazifascismo ( come su citato il fratello Alberto questo stesso giorno troverà la morte).

Nel 1946 anno in cui l’Italia si diede l’assetto repubblicano con lo storico e delicato referendum popolare del 2 giugno, Sandro Pertini venne eletto membro dell’assemblea costituente chiamata a definire la carta fondante dell’Italia libera.
Sul finire degli anni quaranta è direttore del quotidiano socialista l’Avanti nonché segretario nazionale del partito, il socialismo che intende Pertini è autonomo, esaltatore di democrazia e libertà, con rispetto e considerazione verso le classi meno agiate.

Nel corso della quarta e quinta legislatura repubblicana (dal 5 giugno 1968 al 4 luglio 1976) ricopre la carica di presidente della camera dei deputati, ruolo svolto con grande equilibrio e rispetto per le istituzioni, in questi anni inizia i suoi incontri coi giovani studenti, una costante che lo accompagnerà nel suo prossimo impegno istituzionale, nonché il più prestigioso la presidenza della repubblica italiana.

L’8 luglio 1978 Alessandro Pertini alla rispettabile età di 82 anni è eletto al 16 scrutinio con 882 voti su 995 record assoluto di preferenze finora ineguagliato.
Erano questi gli anni di piombo e del terrorismo, della crisi economica e della crisi politico-parlamentare seguita al fallimento dell'esperienza della solidarietà nazionale successiva al rapimento e delitto Moro.
Nel corso del suo mandato, Pertini incaricherà per la prima volta dal 1946 un laico alla guida del governo, Spadolini nel 1982 e Craxi nel 1983.

Ma ben oltre i formalismi che il ruolo istituzionale conferisce, Sandro Pertini (non a caso il presidente più amato dagli italiani), rivoluzionò il rapporto tra la prima carica dello stato e i suoi concittadini, la sua forte personalità, la sua straordinaria, sofferta e fiera esperienza umana ridiedero slancio e fiducia agli italiani ormai delusi dalla politica fatta non tra la gente ma nella stanza dei bottoni.
Il modo con cui ad un età considerevole, rappresentò il nostro paese in moltissimi viaggi all’estero e in Italia, sia in occasioni liete ( su tutte il mondiale spagnolo del 1982) che infauste (la strage di Bologna, Ustica, la tragedia del bambino di Vermicino, il terremoto in Irpinia, l’assasinio di Carlo Alberto Dalla Chiesa) lui c’era sempre con il suo spirito critico, la sua forte carica umana, a dimostrare la presenza delle istituzioni e il loro sostegno vero, il loro dolore composto e partecipe.
Grande comunicatore, non perse mai la sua straordinaria schiettezza, e la forte carica emozionale che le sue parole effondevano.
Nessun capo di Stato o uomo politico italiano ha conosciuto all'estero una popolarità paragonabile. Ricevette lauree honoris causa nelle più prestigiose università, divenne accademico di Francia, fu costantemente ricercato dagli organi di informazione stranieri. L’immagine dell’Italia con lui migliorò.

Finito il suo mandato nel 1985, proseguì l’attività parlamentare come senatore a vita, si spense a Roma il 24 febbraio del 1990.
Il riempirsi la bocca di tanti illustri politicanti della parola libertà, in ogni luogo e in ogni circostanza, senza alcun pudore, mi richiama alla mente inevitabilmente tutti coloro che la libertà se la sono guadagnata lottando, vivendo negli stenti, nelle rinunce, nella sopraffazione, Sandro Pertini assurge a simbolo della lotta per la conquista della libertà e della sua imprescindibile difesa in ogni dove, come, perché.

Di Giacomo Franciosi


 

  

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